Stupro di Palermo: dal divieto del porno online all’utilizzo dei social, dobbiamo imparare molto

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Dal divieto del porno all'utilizzo di TikTok e di Telegram, i social e internet sono stati protagonisti nel caso dello stupro di Palermo

Prima Palermo, poi Caivano. Negli ultimi giorni sono emerse le notizie di due stupri di gruppo ai danni di una giovane e due giovanissime (tredicenni) avvenuti a inizio luglio in due luoghi diversi. Dopo la notizia del primo la ministra Roccella è tornata a parlare – dopo che in Italia, in Europa e nel mondo altri lo hanno già fatto a più riprese – della limitazione del porno online per i minori.



Dal porno online all’utilizzo dei social, internet è un altro attore del caso dello stupro di Palermo

Un ragionamento che sembra collegare a doppio filo la fruizione del porno con il commettere crimini di questo tipo. Quello che occorre fare, considerato anche che la limitazione del porno appare tecnicamente impossibile, è pensare a un’educazione al porno. Educazione al porno, al consenso, all’affettività e alla sessualità che – in Italia – non esiste nelle scuole pubbliche e viene fornita solamente da alcune realtà che operano anche attraverso piattaforme.

Considerato anche il provvedimento del Garante della privacy sulla diffusone del video di Palermo su Telegram – con cui si ricorda cosa comportano propagazione e condivisione anche se non si è stati gli artefici materiali del contenuto -, abbiamo fatto una riflessione finale su tutti gli errori emersi nell’utilizzo dei social e nella narrazione di questa storia. Diventa sempre più evidente come, quando si ha a che fare con ecosistemi pervasivi e indomabili come TikTok o Telegram, occorra capire e contestualizzare determinati meccanismi