Non si può giustificare Montanelli dicendo «a quel tempo era concezione comune»

Mentre in tutto il mondo i simboli di personaggi che, nel corso della loro storia personale, hanno avuto modo di manifestare idee razziste (anche i più insospettabili, come ad esempio Winston Churchill) vengono abbattuti, travolti dalle proteste del Black Lives Matter, in Italia ci si arrovella intorno alla statua di Indro Montanelli. Sulla scia di quanto accaduto negli Stati Uniti, ma anche a Londra ad esempio, I Sentinelli di Milano hanno chiesto al sindaco della città Beppe Sala di rimuovere la statua del giornalista da uno dei luoghi simbolo del capoluogo meneghino, ovvero i Giardini Montanelli.

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Statua Montanelli, perché non si può giustificare l’episodio di Destà

Il motivo è noto. Nel 1935, il giornalista si arruolò all’Asmara nella campagna di Eritrea e, in quella circostanza, accettò di prendere come compagna-schiava una bambina abissina, Destà, come «la tradizione del posto suggeriva». Un gesto che Indro Montanelli ha sempre rivendicato, anche successivamente. Un gesto semplicemente inaccettabile.

Non ci si può adattare, infatti, a delle tradizioni locali soltanto in maniera selettiva, scegliendo quelle in cui poteva emergere una presunta superiorità da parte del colonizzatore bianco e tralasciando tutto il resto. Non si può, soprattutto, giustificare quella scelta anche ad anni di distanza. Indro Montanelli, che l’agiografia italica ha inserito successivamente nel suo Pantheon perché fu in grado di intuire le direttrici del giornalismo moderno, commise un gesto imperdonabile. Che da solo basterebbe per rivedere la presenza di tributi e omaggi.

Statua Montanelli e il coraggio di ammettere che quella macchia è stata indelebile

Eppure, oggi, si alza un coro bipartisan per bocciare la proposta. Beppe Severgnini sul Corriere della Sera – giornale per il quale Montanelli scrisse in due momenti diversi della sua carriera – difende a spada tratta quello che definisce «un insegnante del mestiere». Il Giornale – quotidiano che Montanelli fondò – si schiera sulle medesime posizioni. Il Partito Democratico in consiglio comunale non sposa la richiesta dei Sentinelli di Milano.

Ma qualcuno si è mai posto davvero il problema di spiegare alle generazioni future che quell’episodio ricorderanno – perché i social media lo hanno fatto venire fuori prepotentemente, dopo anni, decenni di reticenze – per quale motivo la statua di una persona che trattò come schiava una adolescente eritrea sia ancora in piedi in uno dei luoghi pubblici più frequentati di una metropoli europea? Non basta dire «all’epoca era consuetudine». Perché la contestualizzazione non è una giustificazione. Esiste solo il gesto in sé.

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