Il sindaco di Brescia e le colpe alla regione Lombardia: «Fare più tamponi sarebbe stato determinante»
20/07/2020 di Ilaria Roncone
Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, ha parlato della cattiva gestione della pandemia in Lombardia e di quello che è successo nei primi mesi. Parla di una logica dei tamponi che non ha mai compreso, sottolineando che «potevamo farne molti di più e, a parer mio, questo sarebbe stato determinante». Parla anche di «frattura istituzionali relativa ad alcune azioni», quelle che – probabilmente, seppure non lo sapremo mai – avrebbero reso l’esito della pandemia in Lombardia meno oneroso.
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Del Bono: «No tamponi a migliaia di persone che avevano malati di Covid nelle loro case»
🔴Il Sindaco di #Brescia, Del Bono, attacca la Regione #Lombardia: “Il fatto che non si facessero i tamponi a migliaia di persone palesemente malate di Covid nelle proprie case, a contatto con i familiari, che nel frattempo uscivano, non lo riuscivo a comprendere”.
— Rik Troiani (@riktroiani) July 20, 2020
«Fare più tamponi sarebbe stato determinante», ne è convinto il sindaco di Brescia. Il rappresentante del PD ha affermato: «Ascrivo alla Regione la responsabilità di essere partiti con una logica di pochi tamponi quando potevamo farne molti di più», sottolineando «la fragilità con cui si è lavorato per contenere l’espansione dell’epidemia». Uno dei punti centrali è stato, secondo il sindaco di Brescia, «il fatto che non si facessero i tamponi a migliaia di persone che erano palesemente malate di Covid nelle proprie case, a contatto con i familiari che nel frattempo uscivano».
«Punti di debolezza del sistema sanitario regionale»
Parlando dell’inchiesta per la regione Lombardia il sindaco afferma che, per capire la responsabilità in questa faccenda, sarà «sufficiente il lavoro che condurrà la magistratura». Occorrerà però capire – a partire dalla politica e «in modo condiviso» – quali siano stati «i punti di debolezza del nostro sistema sanitario, regionale e nazionale, e correggerli. Bisogna lavorare per diventare forti. La rete ospedaliera e del volontariato è stata straordinaria. La medicina di territorio è stata fragile».