Santoro: «Avere una tv più o meno libera è una opzione politica». Un gruppo di parlamentari raccoglie l’appello

La richiesta che arriva dall'Hotel Capranichetta di Roma è quella di commissionare un sondaggio sulla soddisfazione dei cittadini per la Rai

31/05/2022 di Gianmichele Laino

L’eco dell’evento Pace Proibita di Michele Santoro arriva a qualche passo da Montecitorio. Nella sala ricevimenti dell’Hotel Capranichetta, un gruppo di parlamentari – per la maggior parte del gruppo Misto – ha raccolto l’appello del giornalista che si sta battendo per il vero pluralismo dell’informazione nella televisione pubblica e per garantire una voce pacifista nell’ambito dell’ecosistema mediatico italiano. La richiesta che arriva dalla conferenza stampa aperta dalla deputata Maria Laura Paxia è quella di far commissionare, a un istituto di statistica indipendente, un sondaggio per misurare il grado di soddisfazione dei cittadini sul servizio pubblico della Rai.

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Santoro e il pluralismo tv: un sondaggio per misurare il gradimento dei cittadini sulla Rai

«Abbiamo due dati sull’insoddisfazione del pubblico. Uno è il sondaggio che recentemente ha verificato il grado di soddisfazione molto scarso del pubblico per l’informazione. A questa insoddisfazione si aggiunge quella del mercato. Attualmente le entrate pubblicitarie della Rai si sono ridotte moltissimo, fino a diventare praticamente irrilevanti. Di fronte a questo, ci troviamo a rispondere ad alcune richieste: perché, si chiedeva Repubblica, il movimento pacifista, sceso in campo contro l’invasione imperialista, non scenda in campo contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In passato, noi contrastavamo il pensiero dominante della giustificazione della guerra in Afghanistan, dei bombardamenti di Belgrado, della guerra in Iraq. È evidente che questo movimento pacifista che si sta sviluppando in Italia, ma che è soffocato dalla politica, sta facendo sentire la propria voce».

Il giornalista ha esplicitato ancor di più il suo appello al parlamento, chiarendo anche i termini e il contesto di riferimento: «Per quale motivo una richiesta così elementare di sottoporre a un sondaggio la soddisfazione degli italiani nei confronti della Rai non viene presa in considerazione? E sia chiaro: io non voglio ridurre questo problema alla presenza degli ospiti nei talk-show, che non sono una cartina di tornasole dell’informazione. Questa è rappresentata dai telegiornali che lavorano sin dalle prime ore del mattino: non abbiamo più un telegiornale che raccolga lo spirito critico del movimento pacifista nei confronti della guerra. Per la prima volta ci troviamo di fronte a un blocco delle forze politiche organizzate al 97% e al 100% dell’informazione dei telegiornali univoca sulla guerra. Ma di fronte a questi dati c’è il 51% dell’opinione pubblica che non si riconosce in questa informazione. Sebbene non creda molto nelle istituzioni di garanzia come l’Agcom, che ritengo un luogo per pensionati della politica, ritengo che loro dovrebbero essere i primi a farsi questa domanda. Avere una televisione più libera o meno libera è una opzione politica: noi abbiamo una televisione super controllata e ridotta a marketing. Perché la programmazione Rai, che si regge solo per il 30% sulla pubblicità, deve essere dominata dal marketing? Dovrebbe essere controllata da principi culturali, sociali, politici in senso alto. I partiti si devono esprimere su questo sondaggio».

Una risoluzione in commissione di Vigilanza Rai

A rispondere all’appello di Michele Santoro sono stati diversi parlamentari del Gruppo Misto. Maria Laura Paxia ha illustrato, in apertura di conferenza stampa, il suo lavoro in commissione di Vigilanza Rai e le sue interrogazioni in merito allo stato del servizio pubblico. Ha annunciato, poi, la richiesta di una risoluzione nell’ambito della stessa commissione: «Vorremmo lavorare – dice – a una risoluzione sul pluralismo da presentare in vigilanza Rai: è importante chiedere alla Rai di commissionare dei sondaggi per chiedere se ai cittadini se sono soddisfatti di questa informazione. Sempre più italiani utilizzano la pay tv, è lo spettatore che si fa il palinsesto: per questo è importante capire il suo grado di soddisfazione verso la Rai. Intendiamo anche coinvolgere l’Agcom, affinché ci sia una attenzione costante su questo». Tra gli interventi, quello del deputato di Alternativa Pino Cabras, quello di Simona Suriano di Manifesta, dell’economista Gianni Dragoni (che ha fatto un raffronto molto puntuale sulla gestione della Rai e quella della BBC) e dell’attore Ascanio Celestini: «Siamo tutti d’accordo – spiega l’attore – che Putin sia un criminale, ma il fatto che questa narrazione sia stata costruita attraverso un campo semantico ben preciso utilizzato dal presidente degli Stati Uniti e, di conseguenza, dai giornalisti. Ci è stato raccontato che i cittadini ucraini si stavano preparando all’invasione della Russia con i fucili di legno. Anche chi è a favore dell’invio delle armi in Ucraina è stato indirizzato da una narrazione sbagliata della guerra da parte del mondo dell’informazione. In questi giorni vediamo che la guerra produce morti, ma bisogna ricordare che i morti ci sono da entrambe le parti. Stiamo vedendo una esternalizzazione della guerra e i Paesi occidentali stanno utilizzando questo criterio su tutto».

In conferenza è intervenuto anche il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. «Sono qui perché c’è una battaglia culturale e politica da portare avanti. Quando il nostro Paese versa nello stato in cui ci troviamo, significa che la democrazia è in grave pericolo. Ho sentito in più occasioni Michele Santoro far riferimento al M5S che doveva promuovere delle battaglie formidabili per liberare la Rai da alcune incrostazioni figlie della partitocrazia. Quella stessa forza politica ha contribuito a lottizzare la Rai. L’informazione del giornalista deve essere libera e incalzante per il potere, non asservita al potere. Non sono qui per richiamare dati, ma credo che si debba far capire che le battaglie per l’informazione sono quelle decisive per costruire delle democrazie».

Si registra anche l’adesione di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, non presente in sala, che ha assicurato il suo appoggio alla risoluzione che verrà presentata in Commissione di Vigilanza Rai.

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