«Infilare i giornalisti russi nei talk in questo modo è un’operazione un po’ inutile»

Le riflessioni di Santoro vanno anche nella direzione del dibattito sui talk show e sulla presenza dei giornalisti russi nei media italiani

17/05/2022 di Ilaria Roncone

Michele Santoro nel corso della conferenza stampa che ha organizzato per proseguire con la sua iniziativa “Pace Proibita” – durante la quale sono intervenuti anche Sabina Guzzanti e Marco Tarquinio – ha espresso un parere sulla polemica del momento, quella dei talk show in Italia e delle ospitate agli esponenti del governo russo e ai giornalisti che ad esso sono affiliati. Rispetto al modo in cui i media italiani hanno trattato i giornalisti russi e al modo in cui li hanno ospitati nei talk Santoto ha le idee chiare.

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Giornalisti russi nei talk, per Santoro in Italia non l’abbiamo fatto nel modo giusto

Tra coloro che hanno ospitato esponenti russi senza un doveroso contraddittorio (come nel caso di Lavrov a Rete 4) e quelli che hanno invitato in trasmissione giornalisti russi senza farli parlare (il caso della giornalista russa a DiMartedì che dice di essere stata censurata), la polemica su come gestiamo la presenza di esponenti russi facendo esporre loro il punto di vista della loro fazione ha tenuto banco a lungo.

L’intervento dei giornalisti russi nei talk, secondo Santoro, è «un’operazione un po’ inutile» se fatta come la facciamo. Bisognerebbe, piuttosto, prenderli da parte e provare a capire da dove arrivano, cosa possono dirci di quello che accade in Russia al di là della posizione che devono esprimere. Nota di merito, per Santoro, va a ai giornali di Francia e Usa, per esempio, i cui giornalisti fanno informazione dando voce anche a quello che accade ai soldati russi se finiscono nelle mani degli ucraini. «Vogliamo che emerga il nostro punto di vista abbia voce, non posso sostenere gli Ucraini quando parlano in maniera fascista: accanto a loro sempre, ma non con le armi. Non sono un pacifista integrale, ma noi dando le armi ci siamo condannati ad essere periferia e avremmo potuto avere un ruolo internazionale più importante nella costruzione della pace».

«Non ha senso dibattere con un giornalista russo in un talk show»

«L’appello al voto nel contesto dell’Eurovision non chiedeva solo di sostenere la speranza di pace e che la guerra finisca, ma chiede un sostengo per arrivare alla vittoria finale che ancora non abbiamo capito quale sia. In tutte le interviste che vengono fatte a Zelensky e poi diffuso, capisco tutto questo astio nei confronti dei giornalisti russi che anche a me sembrano inopportuni infilati dentro a un talk show, che cosa dici del tuo regime in Russia? Sarebbe più interessante prenderlo da parte e vedere cosa ci dice della guerra, chiedergli come si evolve e poi discutere noi delle informazioni che dà. Infilarlo dentro un talk mi sembra un’operazione un po’ inutile ma, nello stesso tempo, in Rai ci sono 1700 giornalisti e parecchi sono critici nei confronti della guerra. Mi chiedo: perché questi non possono esprimersi? Dove sta un’intervista per esprimere una posizione contraria alla guerra e all’informazione sulla guerra? Le Monde un’inchiesta sulle torture fatte dall’esercito ucraino sui russi l’ha fatta, oltre a documentare tutte le violenze fatte dai russi. Il Washington Post ha documentato sul terreno di guerra la presenza di militari statunitensi, anche il NYT».

 

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