Il punto di vista di Libération sulla presenza di filo russi nei talk show italiani

L'analisi fatta da Libération su un tema caldo nel dibattito italiano fornisce un punto di vista esterno e una somma delle cose che vanno tenuti in considerazione

19/05/2022 di Ilaria Roncone

Il dibattito sulla gestione dei russi e dei filo russi – o che vengono classificati come tali – nei talk show italiani è aperto e infuocato. Sono in molti a dare la propria opinione (spesso e volentieri comunicando in maniera superficiale o tendente a parlare alla pancia, come richiedono i mezzi utilizzati per farlo a partire dai social network passando – appunto – per i talk show) e risulta difficile fare la quadra della questione. Un’interessante analisi sui filo russi nei talk show è stata tramite un lungo thread su Twitter e facendo riferimento a un articolo del quotidiano Libération.

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Cosa pensa la sinistra francese sui filo russi nei talk show italiani?

Libération, quotidiano di riferimento della sinistra francese, ha scritto un articolo con un titolo chiaro: «L’occhio di Mosca. Propaganda russa: il Cremlino ha trovato il suo posto nei media italiani». L’articolo approfondisce quello che sta succedendo in Italia concentrandosi sulla presenza di personaggi legati alla sfera russa – in primi Lavrov – che hanno trovato spazio abbondante nei nostri programmi di approfondimento in nome del pluralismo.

Come sottolineato nella lunga analisi dell’utente Twitter che cita frammenti dell’articolo di Libération, l’«onnipresenza di pro-Putin» nei nostri talk show che viene difesa da moltissimi conduttori in nome del pluralismo è un tema fondamentale. I riferimenti a un pensiero unico dominante veicolato dalla televisione pubblica – con atteggiamenti che da alcuni vengono definiti censura di regime – di stracci ne stanno volando parecchi tra giornalisti e studiosi di geopolitica e guerra.

La lista dei filo russi regolarmente ospitati nei nostri programmi

Vedendo la quantità di persone pro Cremlino e lo spazio che è stato loro riservato, Libération sottolinea come «i sostenitori di Vladimir Putin hanno un tavolo aperto nei talk show televisivi italiani» e «i loro commenti, spesso oltraggiosi, inondano i talk show». Tra i personaggi più contestati presenti nei programmi italiani e regolarmente invitati il giornale francese cita: Yulia Vityazeva (la giornalista che ha parlato di un missile su Torino dopo la vittoria Eurovision della Kalush Orchestra); editori e cronisti di Newsfront, «personalità pro-#Putin regolarmente invitate a commentare la ‘operazione militare speciale’ on Ucraina».

Vengono poi citati «Nadana Friedrichson, giornalista del canale televisivo Zvezda (che dipende dal Ministero della Difesa russo) a Piotr Fedorov di VGTRK, gruppo mediatico statale russo i cui dirigenti sono anche sotto sanzioni europee, per non parlare del popolare presentatore Vladimir #Solovyev, il più famoso propagandista del Cremlino, a cui sono state sequestrate due lussuose ville in Italia, questi difensori della causa di #Putin siedono spesso, via Skype, negli interminabili talk show dei canali pubblici o privati italiani». In tutto questo, ovviamente, l’intervento di Lavrov non è passato inosservato sottolineando la mancanza di contraddittorio.

Il capitolo Orsini

Il quotidiano francese ripercorre anche tutta la storia di Orsini e la fama acquisita in questi ultimi mesi, riportando alcune delle sue frasi più celebri nelle varie ospitate che ha fatto: «È una guerra persa in partenza, o diamo a Putin quello che vuole o se lo prenderà comunque» o che «preferisce che i bambini vivano in una dittatura e non muoiano sotto le bombe in nome della democrazia; un bambino può essere felice anche sotto una dittatura».

C’è da notare – come abbiamo fatto tutti a un certo punto – che effettivamente nessun altro Paese europeo è arrivato a concedere l’accesso ai media e una tale quantità di spazio di manovra senza essere contraddetti come abbiamo fatto in Italia e a confermarlo è stato il politologo filo-Cremlino sotto sanzioni Dmitry Kulikov: «Siete gli unici a invitarci», in riferimento alla partecipazione a Non è l’Arena.

Anche la politica si è esposta in tal senso, con Conte che ha dichiarato come «la guerra in Ucraina sta portando a un clima di censura» e Salvini, che sull’intervento di Lavrov ha detto «una cosa è criticare aspramente le sue parole, un’altra è attaccare una grande e libera televisione nazionale». Anche Tajani si era espresso a favore di quello che ha definito «lo scoop Mediaset».

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