Una settimana dopo, di Sanremo è rimasta poca musica e molte polemiche

Ci sono ancora gli echi delle parole di Ghali, dell'intervento dell'ad RAI e i casi legati a Geolier e il televoto

17/02/2024 di Redazione Giornalettismo

Come accade ogni anno, non esiste un Sanremo senza le polemiche. Se questa volta non ce ne sono state più di tanto nei giorni che hanno preceduto la prima serata del Festival, quel che è accaduto durante e dopo è la sintomatologia di una società cambiata e di come la RAI abbia enormi difficoltà nella gestione del cosiddetto “unpredictable” dettato dai messaggi che gli artisti lanciano dal palco insieme alle loro canzoni in gara. Il caso Ghali (ma anche quello Dargen) è l’emblema delle correnti che girano intorno alla televisione pubblica. In particolare, il comunicata stampa letto da Mara Venier a Domenica In con le parole dell’amministratore delegato Roberto Sergio che – di fatto – si dissocia (e con lui il servizio pubblico) da quei messaggi a sostegno della popolazione di Gaza è la cartina di tornasole di questa situazione.

Sanremo 2024, dopo una settimana restano le polemiche

Ma le polemiche sono state anche sulla gara, sulla classifica finale e su quella della serata delle cover. Viviamo sempre più nell’epoca della socialnetworkizzazione della vita offline. Una dinamica che ha avuto riflessi anche sul televoto di Sanremo 2024: le polemiche, prima della serata finale, sui voti “popolari” a Geolier; le polemiche, dopo la finale, per il giudizio della sala stampa che ha ribaltato il “sentimento popolare” portando Angelina Mango al successo finale. Insomma, il classico caos con accuse e contraccuse di vario genere e su vari livelli.

A proposito di giornalisti. Ha fatto discutere la domanda posta da una cronista a Geolier all’indomani della vittoria nella serata cover (in compagnia di Guè, Luchè e Gigi D’Alessio. La giornalista ha chiesto al cantante se non si sentisse “a disagio” per aver “rubato” la vittoria ad altri cantanti che avevano offerto un’esibizione e un duetto migliori. Se questa “cattiveria” si ritrovasse anche nelle conferenze stampa dei politici, probabilmente l’Italia sarebbe un Paese migliore.

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