La RAI è in grado di gestire i messaggi extra-musica di Sanremo?

C'era stato già qualche scricchiolio con "Bella Ciao" cantato da Amadeus e Mengoni nella conferenza pre-festival. La cattiva gestione si è concretizzata con i casi Ghali e Dargen D'Amico

12/02/2024 di Gianmichele Laino

La risposta è no. Il commento è “imbarazzante”. La Rai non riesce a gestire i messaggi politici che arrivano da Sanremo e questo è sempre stato un tallone d’Achille del servizio pubblico, soprattutto in periodi in cui l’influenza politica su Viale Mazzini era più conservatrice. Figuriamoci nel 2024, quando il mondo è praticamente devastato dalle guerre (non solo quella in Ucraina, ma il conflitto Israele-Hamas che dal 7 ottobre scorso sta concentrando su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale) e quando alcuni temi, come quello dell’immigrazione, sono sempre di più all’ordine del giorno. Il fatto che la politica italiana sia la più spostata a destra degli ultimi decenni (e la dipendenza storica che c’è tra Rai e politica) ha completato l’opera. Dal canto di Bella Ciao da parte di Amadeus e Marco Mengoni nella conferenza stampa iniziale del festival (già prologo di quello che sarebbe successo nel corso delle cinque serate della kermesse), fino ad arrivare al comunicato stampa letto da Mara Venier nel corso di Domenica In speciale, passando per il continuo imbarazzo ogniqualvolta sul palco si è presentato Dargen D’Amico: la Rai non si è dimostrata all’altezza della situazione. O meglio: si è dimostrata all’altezza della fama che si è costruita nel corso del tempo.

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Messaggi politici a Sanremo 2024, come sono stati gestiti dalla Rai

«Ho vissuto assieme all’ambasciatore Bar ed alla presidente Di Segni gli eventi che la Rai ha dedicato alla memoria della Shoah nell’ultima settimana di gennaio. E ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano – e continueranno a farlo – la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta». Il messaggio è stato affidato a Mara Venier che si è presa il tempo, nel corso della sua edizione speciale di Domenica In dedicata a Sanremo, per leggere questa presa di posizione dell’amministratore delegato Roberto Sergio. È stata la risposta che Viale Mazzini ha contrapposto alle parole di Ghali che, dopo la sua esibizione nel corso della finale, aveva chiesto lo stop al genocidio (ovviamente del popolo palestinese nella Striscia di Gaza, anche se la parola “Palestina” è stata accuratamente evitata anche dall’artista). Per leggerla, Mara Venier ha sottratto del tempo alla sua trasmissione (non facendo esibire alcuni dei 30 cantanti in gara, come è prassi nell’edizione di Domenica In del dopo-festival).

Ma non è stato l’unico problema: un comunicato senza contraddittorio è sempre una sconfitta per l’arricchimento del dibattito pubblico. E fa davvero rabbrividire il fatto che si proceda per veline, avendo come palcoscenico una Rai che – nelle serate del Festival – è stata vista da decine di milioni di italiani. Inoltre, il comunicato è arrivato qualche ora dopo rispetto alla presa di posizione, da parte della conduttrice Mara Venier, sulle parole di Dargen D’Amico, che stava parlando di immigrazione con i giornalisti presenti sul palco dell’Ariston, criticando la concezione che sta alla base delle politiche migratorie del governo. Mara Venier ha chiesto – sottovoce e quasi fuori onda – ai giornalisti di non metterla in imbarazzo e a Dargen D’Amico di concludere il suo intervento «perché stiamo facendo una festa e non c’è tempo per parlare di temi così complessi».

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