La socialnetworkizzazione della vita offline e il caso del telvoto a Sanremo 2024

L'emblema nella serata delle cover. Ma - in generale - Sanremo 2024 ci ha mostrato come oggi sia molto più importante ciò che piace ai più e non ciò che ha valore in termini assoluti

12/02/2024 di Gianmichele Laino

Sempre in ambito di analisi mass-mediologica di ciò che accade ed è accaduto in concomitanza con il Festival di Sanremo, possiamo analizzare anche la gestione delle masse e del pubblico degli spettatori nel corso delle varie serate della kermesse canora. Il tutto per capire come il televoto di Sanremo, ormai, sia sempre più appiattito sulle dinamiche che – ormai da tempo – guidano i social network e determinano la qualità di tutti i contenuti che ci vengono proposti da un algoritmo. Abbiamo osservato da vicino questo comportamento soprattutto in prossimità della serata del venerdì, quella delle cover. La gara è stata vinta da Geolier (presentatosi in gara insieme a Luché, Gigi D’Alessio e Gué), che ha battuto Angelina Mango esibitasi sulle note de La rondine, un brano del papà Pino Mango. La classifica finale è stata influenzata moltissimo dal televoto, dunque dal pubblico a casa: una grande fanbase di Geolier ha risposto alle sue call-to-action e, in maniera compatta, ne ha determinato il successo. Il tutto nonostante la sua cover (si badi bene: stiamo parlando solo della sua prestazione del venerdì, non della canzone che ha portato in gara al Festival, né delle sue performance sulle cinque serate) non fosse particolarmente brillante. Ovviamente, il tutto ha scatenato polemiche e ha dato il via a dei comportamenti – che, in chiave social, potremmo definire da “hater” – che sono stati alimentati anche da una certa parte della stampa (guarda caso, non quella storica, tradizionale e deontologicamente radicata nell’ecosistema mediatico; bensì quella nata sul web e alimentata grazie ai click e ai like).

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Televoto di Sanremo e algoritmo sui social, un confronto

Geolier ha vestito i panni del celebrity influencer. Ha avuto un impatto molto elevato (con percentuali che hanno superato il 60%) sul pubblico che ha scelto di spendere 50 centesimi per esprimere la sua preferenza attraverso il televoto. Ha conquistato un’ampia fetta di telespettatori e li ha “convinti” attraverso i suoi contenuti. Come avviene per i social network, però, non sempre i contenuti prodotti da una medesima persona hanno standard qualitativi omogenei: ce ne sono alcuni che funzionano molto bene (ad esempio, la canzone I p’ me tu p’ te, che incrocia benissimo il panorama musicale attuale e che è destinata a diventare una hit), altri funzionano meno bene (come nel caso della cover proposta il venerdì). Il risultato in termini di gradimento, tuttavia, non è cambiato: c’è stata una cieca fiducia da parte del suo pubblico che l’ha portato ad avere una grande visibilità. Nel caso in specie, a vincere addirittura la serata dedicata alle cover.

Ovviamente, questa esposizione ha avuto anche i suoi effetti collaterali. Come un celebrity influencer, Geolier è riuscito ad attirare anche la rabbia e la frustrazione del suo pubblico non fidelizzato. Un qualcosa che si è tradotto in insulti razzisti, discriminatori dal punto di vista territoriale, accanimento sulla sua vita privata e sulla sua carriera. Quando tutto ciò avviene sui social network, passa in sordina. Quando, però, si concretizza nella vita offline assume uno spessore completamente diverso.

In ogni caso, il suo contenuto – sia quello di pregio, sia quello di minor pregio – ha fatto parlare di sé allo stesso modo. Attraverso una dinamica tipica delle piattaforme social, dove non viene premiato (in termini di interazioni) ciò che ha un valore assoluto (determinato da alcuni parametri come la bellezza, la competenza, la perizia, l’esperienza, la fedeltà a un’idea), ma viene premiato ciò che piace ai più. Una dinamica del genere si innesca in presenza di un algoritmo premiante: i social network raccomandano un certo di tipo di contenuto e lo promuovono in virtù delle interazioni che riesce a generare; il televoto di Sanremo – che veste i panni dell’algoritmo in questo caso – è stato lo specchio fedele di questa ondata di approvazione, portando Geolier a ottenere il massimo risultato rispetto a prestazioni più performanti (non parliamo soltanto di Angelina Mango, ma anche della bellezza dell’Halleluja di Skin con i Santi Francesi, della perfezione tecnica dell’esibizione de Il Volo, del messaggioo formativo e pedagogico di Alfa con Roberto Vecchioni, della potenza del significato del duetto di Ghali sulle note de L’Italiano).

Il Festival di Sanremo non sarà – come qualcuno è portato a credere in questo periodo in cui non si parla d’altro – l’unità di misura su cui si basano le nostre vite. Ma sicuramente è stato un caso pratico di come la socialnetworkizzazione delle vite offline si stia ormai compiendo in maniera perfetta. Immaginate questo stesso schema applicato alla politica, alla ricerca di un posto di lavoro, alla valutazione di un’opera pubblica realizzata da un professionista: non vi suona in qualche modo sinistro?

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