Salvini farà ricorso alla Consulta, ma l’anno scorso fu il suo governo a porre la fiducia sulla Manovra

17/12/2019 di Enzo Boldi

Una delle caratteristiche che rende i politici tutti uguali è la scarsa memoria. E così accade che, dopo meno di un anno, quel che il Partito Democratico criticava a Lega e Movimento 5 Stelle (all’epoca maggioranza parlamentare e alla guida del governo) diventa un’arma utilizzata dal Carroccio per contestare Pd e M5S (maggioranza attuale). Il casus belli è il percorso parlamentare che ha portato all’approvazione della Manovra 2020, passata alle Camere dopo il voto di fiducia. Ora Salvini si dice pronto a presentare ricorso alla Corte Costituzionale, ma lo scorso anno aveva fatto lo stesso percorso intrapreso dal governo giallorosso nei giorni scorsi.

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Non si parla di incoerenza, ma di opportunismo elettorale. «Questa è una manovra blindata. La Lega farà ricorso alla Corte Costituzionale, perché si sono fregati di tutto e di tutti – ha detto un furente Matteo Salvini oggi al Senato -. Faremo ricorso alla Corte Costituzionale sui tempi e i contenuti della manovra. Anche sui modi e sulla mancanza di democrazia e trasparenza». La fiducia posta dal governo, dunque, non piace proprio al leader della Lega.

Salvini e il ricorso alla Consulta contro la Manovra 2020

Ed è qui che subentra il concetto di opportunismo elettorale, che ha poco a che vedere con la politica. Lo scorso anno, infatti, il governo Conte-1 – quello sostenuto dalla maggioranza composta da Movimento 5 Stelle e dalla Lega – decise di operare allo stesso modo, ponendo la questione di fiducia (superata sia a Montecitorio che a Palazzo Madama) e approvando la Manovra 2019 senza approfondimenti nelle Aule del Parlamento.

Il precedente della Manovra 2019

E, per quel motivo, il Partito Democratico – oggi al governo con il Movimento 5 Stelle, LeU e Italia Viva – disse quello che ora ha detto Matteo Salvini: «Faremo ricorso alla Consulta». Il gioco delle parti, dunque, di un opportunismo elettorale che prosegue sempre e perenne. La scena politica è sempre più un palcoscenico dove fare tutto e, poi, negare anche l’evidenza.

(foto di copertina: ANSA / RICCARDO ANTIMIANI)

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