Salvini critica le ‘regole’ del reddito di cittadinanza, ma lui dov’era quando sono state approvate?

La misura era simbolo del M5S, ma al governo c'era anche lui con la Lega in maggioranza

17/09/2020 di Enzo Boldi

Approvare tutto e poi contestare tutto. È questa la prassi. Oggi Matteo Salvini, venendo a conoscenza del reddito di cittadinanza percepito dalla famiglia dei fratelli Bianchi e degli altri accusati del pestaggio e dell’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte a Colleferro, ha contestato le regole che hanno portato alla concessione del sussidio, chiedendo le dimissioni del presidente dell’Inps Tridico. Dimentica, forse, che quella legge (con quel regolamento) sia stato approvato da un governo di cui lui non solo faceva parte come Ministro dell’Interno, ma era anche vicepremier. Insomma, la posizione di Salvini contro reddito di cittadinanza è molto ambigua, per usare un eufemismo.

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«Non hanno ancora pagato la cassa integrazione di aprile e maggio, ma dall’Inps elargivano redditi di cittadinanza ai quattro criminali che facevano la bella vita e che sono accusati del brutale assassinio del povero Willy – ha detto Matteo Salvini -. Il presidente dell’Inps si dimetta e il governo chieda scusa». Una rabbia che ci può stare, ma diventa difficile constatarla da quella parte in causa che ha approvato quelle regole che hanno permesso che tutto ciò avvenisse.

Salvini contro reddito di cittadinanza (approvato da lui)

Perché era chiaro fin dall’inizio, bastava leggere il testo della legge. I controlli sui singoli richiedenti – dopo quelli più facilmente individuabili, come il reddito, l’Isee e l’eventuale posizione lavorativa – viene effettuato solo dopo molto tempo. E non di certo attraverso le bacheche social, da cui appare evidente come i fratelli Bianchi (parlando di loro solo per contingenza di cronaca) tenessero un tenore di vita che poco si confaceva alle loro dichiarazioni di nullatenenti.

Ma io neanche ci volevo salire, mi hanno tirato su

Insomma, chi ha approvato quella legge dovrebbe saperne e conoscerne il funzionamento. E non basta dire che la Lega ha approvato quel sussidio come merce di scambio per ottenere il sì ai decreti sicurezza, altrimenti si fa la fine di Ajeje Brazorf nel film di Aldo, Giovanni e Giacomo ‘Tre uomini e una gamba’.

«Ma io neanche ci volevo salire, mi hanno tirato su». Questo è un film, quindi finzione. La politica è (o dovrebbe essere) altro.

(foto di copertina: da profilo Instagram di Matteo Salvini)

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