Ma siamo sicuri che, in questo caso, il problema sia il reddito di cittadinanza?

Le indagini sull'omicidio di Willy avrebbero portato a stabilire una certa distanza tra il tenore di vita condotto e la misura assistenziale

17/09/2020 di Gianmichele Laino

La pagina di cronaca diventa occasione di confronto politico, soprattutto quando la notizia si diffonde in maniera così rapida sul web e sui social network. L’indignazione maxima, oggi, riguarda il reddito cittadinanza per fratelli Bianchi. Sono in corso delle indagini, infatti, da parte della Guardia di Finanza di Colleferro che possano dimostrare il collegamento tra il tenore di vita degli indagati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte (non solo i fratelli Bianchi, ma anche Mario Pinciarelli e Francesco Belleggia) e l’eventuale percezione del reddito di cittadinanza da parte delle famiglie.

LEGGI ANCHE > L’interrogazione parlamentare dopo la notizia del reddito di cittadinanza percepito dalla famiglia dei fratelli Bianchi

Reddito cittadinanza per fratelli Bianchi, qual è la notizia

Indignazione maxima, si diceva, perché le varie persone coinvolte sono sempre state dipinte come dedite a una condotta di vita piuttosto dispendiosa, documentata anche dai loro profili social. Ma si assiste anche a un pericoloso slittamento: si passa dal racconto di uno spietato fatto di cronaca accaduto a Colleferro alla demonizzazione di una misura di politica economica e sociale. Quasi come se il reddito di cittadinanza percepito fosse una sorta di aggravante per il caso di omicidio commesso. 

Quando si valuta la possibilità che le famiglie dei quattro indagati percepissero il reddito di cittadinanza occorre fare immediatamente un distinguo. Innanzitutto, il reddito di cittadinanza è una misura che viene distribuita in base al nucleo familiare. Il singolo individuo può arrivare a percepire 780 euro al mese (che di certo da soli non sarebbero bastati per vacanze, abiti firmati e motori), il nucleo familiare – a certe condizioni – un massimo di 1330 euro.

Non è ancora chiaro se l’assegno assistenziale sia stato corrisposto alle famiglie dei ragazzi o ai singoli indagati. Da questo punto di vista, anzi, ci sarebbe da registrare anche la dichiarazione dell’avvocato dei fratelli Bianchi – Massimiliano Pica – che ha affermato che i due non sarebbero nemmeno a conoscenza di cosa fosse il reddito di cittadinanza.

Reddito cittadinanza per fratelli Bianchi, è davvero questo il problema?

Restando nel campo delle ipotesi, se il reddito di cittadinanza fosse stato chiesto direttamente dagli indagati e non dalle loro famiglie, occorrerebbe comunque fare un ulteriore passaggio. Il problema non è la misura assistenziale in sé (che avrà mille difetti, per carità, e che avrebbe dovuto essere chiaramente più stringente nella sua applicazione), ma il cittadino che cerca eventualmente di approfittare della buona fede dello stato che mette a disposizione un sussidio.

Un po’ come accade, insomma, per gli evasori fiscali o per chi accede a bonus o ad agevolazioni senza averne il diritto. Insomma, il reddito di cittadinanza non è un’arma in più nelle mani degli indagati, né rappresenta una circostanza che può avere influito nell’omicidio di Willy. Più gravi sarebbero altre implicazioni, come il passato e i problemi con la giustizia de fratelli Bianchi, come l’accanimento nei confronti di un ragazzo innocente, come una certa narrazione di un certo tipo di vita di provincia, come i modelli a cui si sono ispirati, come le frasi che sarebbero state pronunciate nella caserma dei carabinieri di Colleferro quando qualcuno, tra i parenti degli indagati, avrebbe detto che, in fondo, non avevano fatto niente di male perché avevano ucciso soltanto un immigrato.

Share this article