Sallusti e lo «spirito di collaborazione tra colleghi» dimenticato quando parla di Fanpage

Il suo editoriale di oggi va in contrasto con quello che è previsto all'articolo uno del testo fondamentale della deontologia professionale

04/10/2021 di Gianmichele Laino

«Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori». È il testo unico dei doveri del giornalista, nell’ultima parte dell’articolo 1. Il corpus – che mette insieme diversi principi deontologici della professione – richiede assolutamente una collaborazione tra colleghi, un senso di solidarietà che può essere sviluppato solo da chi fa parte della medesima comunità. Nell’editoriale di oggi, invece, il direttore di Libero preferisce scagliarsi contro i suoi stessi colleghi, concedendo delle attenuanti a Fratelli d’Italia, il partito travolto dall’inchiesta Lobby Nera di Fanpage. 

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Sallusti contro Fanpage per l’inchiesta Lobby Nera contro FdI

«Sarei curioso di ascoltare una riunione di redazione dei duri e puri di Fanpage – scrive nel suo pezzo d’opinione di oggi -. Scopriremo, ne sono sicuro, che non sono eroi né martiri, bensì colleghi carichi di pregiudizi assetati di fama, ben attenti a non disturbare i propri amici. Perché ognuno, e quindi anche loro, tiene famiglia». Una visione ben poco lusinghiera della redazione giornalistica che ha messo insieme l’inchiesta che ha portato a scoprire quantomeno (al di là dei presunti illeciti contestati) un atteggiamento di fondo vicino a quello delle destre più estreme nella simbologia e nella retorica utilizzata. Una cosa che, in ogni caso, dovrebbe rappresentare un tema per una forza che ambisce a essere democratica.

Diverse testate hanno ripreso l’inchiesta di Fanpage: abbiamo già detto come Piazzapulita abbia avuto un ruolo importante nella sua promozione e nella sua diffusione anche a un livello televisivo. È emerso un tema, una notizia, che ha dato modo al mondo dell’editoria di confrontarsi. Per questo l’attacco di Sallusti a chi quell’inchiesta l’ha realizzata sembra dissonante. Soprattutto in una democrazia che considera il giornalismo il cane da guardia dell’informazione e non certo dei politici o di una parte di essi.

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