Intanto X chiede l’archiviazione della causa intentata dagli editori musicali
Elon Musk è allergico alla condivisione dei guadagni derivanti dai contenuti caricati su Twitter con chi quei contenuti li ha creati e ne detiene i diritti. Ecco l'ennesima battuta della lotta in corso con gli editori musicali
16/08/2023 di Ilaria Roncone
Gli editori musicali uniti nella National Music Publishers Association hanno presentato, lo scorso giugno, una denuncia contro Twitter per l’utilizzo improprio di contenuti protetti da copyright. Si tratta di un contenzioso iniziato prima che Musk diventasse CEO del social, già nel 2021, e che riguarda tutte le piattaforme e tutti quei contenuti che, una volta finiti sui social, permettono alle aziende che li possiedono di fatturare senza corrispondere una cifra in diritti d’autore. La causa editori musicali contro Twitter (che avevamo già trattato e approfondito) sembrerebbe essere giunta in un vicolo cieco poiché X ha presentato una mozione per richiederne l’archiviazione.
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X chiede l’archiviazione della causa degli editori musicali
L’ufficio legale della ex Twitter ha presentato un’istanza al tribunale del Tennessee per chiedere che il procedimento legale venga archiviato. Gli avvocati dell’azienda hanno presentato un documento che spiega come – a parer loro – manchi, nella richiesta presentata dalle major unite (tra queste troviamo Universal Music Publishing, Sony Music Publishing e Warner Chappell Music», «un vero e proprio reclamo» che evidenzi e denunci «la violazione diretta» delle norme sul copyright da parte di Twitter. Nel documento depositato si legge che l’istanza non conterrebbe «accuse di condotta attiva e intenzionale da parte di X, o di qualsiasi dipendente di X», rifacendosi al fatto – in sostanza – che sono gli utenti della piattaforma a caricare i contenuti che violano il diritto d’autore e non l’azienda o chiunque possa avere a che fare con essa.
«L’ennesimo tentativo di negare l’incapacità di contrastare la pirateria online»
Questa, in sintesi, la reazione del presidente dell’associazione di categoria degli editori musicali a questa notizia. Secondo David Israelite non c’è nulla di nuovo sotto il sole: «La risposta di X è l’ennesimo tentativo di negare il fatto di aver fallito nel contrastare la pirateria sul proprio social. La musica viene resa disponibile in streaming e consumata da moltissime persone sulla piattaforma. Il servizio deve ad autori ed editori milioni di dollari di risarcimento, nonché l’impegno a concedere in licenza la musica, in linea con tutte le altre principali piattaforme di social media e la legge».
Quello che sembra essere l’eterno braccio di ferro tra Big Tech e associazioni di categoria degli editori nel mondo prosegue, dunque, con un’ulteriore battuta. Servirà altro tempo per capire in che modo sceglieranno di procedere i giudici e che cosa ne sarà della richiesta di NMPA di avere 250 milioni di dollari di risarcimento da parte di Twitter per i mancati pagamenti finora (un calcolo fatto sul mancato di 1700 brani caricati dagli utenti su Twitter senza che ci fosse un accordo sulla licenza dei contenuti in questione).