Musk contro i giornali e i “rivali” nonostante la promessa di libertà di parola

Elon Musk sta dimostrando sempre più, giorno dopo giorno, che la libertà di parola a cui tende è una sola: la sua e quella dei suoi amici e alleati

16/08/2023 di Ilaria Roncone

Come vi stiamo raccontando X ha rallentato – tra gli altri – i link di accesso ai giornali che, dalla piattaforma, permettono di atterrare sugli articoli e sui contenuti di testate quali il New York Times e Reuters. I giornali che hanno analizzato la questione – a partire da quelli coinvolti – hanno sottolineato come ad essere coinvolti in questo rallentamento temporaneo siano stati tutti quelli che, per una ragione o per un’altra, hanno criticato Musk, le sue azioni e le sue aziende. Andando a verificare, effettivamente, le testate coinvolte si sono rese responsabili di quelli che – secondo Elon Musk e stando a quanto ha risposto su Twitter in passato – sarebbero stati attacchi e critiche ingiustificate al suo lavoro.

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I “conti in sospeso” tra Musk, NYT e Reuters

Visti i nomi delle testate prese di mira, non ci è voluto molto perché si iniziasse a fare il collegamento: si tratta di realtà che, in passato, si sono guadagnate l’ira di Musk per alcuni pezzi che hanno parlato delle sue aziende in un certo modo.

Nel 2020 Reuters aveva dato, in esclusiva, la notizia relativa ai miglioramenti nella self-driving car technology che Apple aveva in programma di portare. Entrando, ovviamente, nell’ambito di dominio di Tesla. Qualche giorno fa un content creator che si occupa di Tesla ha rilanciato la notizia e Musk stesso ha risposto: «Reuters e i fatti non vanno molto d’accordo».

A fine luglio l’opinionista conservatrice Ashley St. Clair ha condiviso un articolo del New York Times dal titolo «Maternal Instinct is a myth that men created» (traduzione: «L’istinto materno è un mito creato dagli uomini») di un giornalista specializzato nel settore liquidandolo col commento «Sono decisi a cancellare donne e madri». Elon Musk – che per avere uno dei suoi figli ha ricorso alla gestazione per altri, evidentemente preoccupato per quel famoso istinto materno violato – ha commentato secco: «Ancora una volta, la parodia del NYT e il vero NYT sono indistinguibili!».

Anche nei confronti dei suoi concorrenti diretti, le altre piattaforme social, Musk ha adottato un atteggiamento netto e volto a impedire che i social (ma anche i giornali) possano guadagnare dal traffico ottenuto via Twitter. Tutto questo è stato spiegato da lui stesso, tra gli altri, in questo scambio su Twitter. Moderatore, giornalista e commentatore della politica interna Usa che – negli anni – si è spostato sempre più a destra, Ian Miles Cheong ha provato a spiegare quello che stava succedendo su Twitter a fine anno: «È consentito fare crossposting su altre piattaforme. Non potete però creare o trasformare il vostro account in un’unità pubblicitaria gratuita per una delle piattaforme concorrenti elencate». Con l’approvazione di Musk che, sotto questo tweet, ha commentato: «Esattamente. Twitter deve essere facile da usare, ma basta con la pubblicità gratuita e incessante dei concorrenti. Nessun editore tradizionale lo permette e nemmeno Twitter lo farà».

In tutto questo, è doveroso ricordare anche come Elon Musk abbia criticato incessantemente la mancata libertà di parola che – secondo lui – imperversava su Twitter prima della sua gestione. La libertà di parola sembra sempre più essere, secondo Musk, la sua e quella di chi gli è amico e alleato: basti guardare l’incessante difesa di Donald Trump e il sostegno al suo ritorno su Twitter, incriminato di recente per la quarta volta per quella che è stata definita cospirazione (attuata anche tramite Twitter) per ribaltare l’esito del voto delle Presidenziali 2020.

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