Perché a una delle ricercatrici dello Spallanzani è stato chiesto «come riesce a coniugare professione e famiglia»?

La dottoressa Concetta Castilletti fa parte del team italiano che è riuscito a isolare il coronavirus dopo i due casi che sono stati registrati presso l’Istituto Lazzaro Spallanzani. Anche lei è stata travolta dalle domande dei giornalisti all’indomani del risultato scientifico che ha permesso alla ricerca italiana di collocarsi tra i capofila nella lotta all’epidemia partita dalla regione di Wuhan in Cina. Anche lei è stata oggetto di domande davvero incredibili, dettate dalla solita retorica tutta italica delle professioniste donne come ‘eccezione alla regola’.

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Ricercatrice Spallanzani, la domanda del Corriere su come concilia professione e famiglia

Tant’è che in un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, compare anche questa domanda: «Come è riuscita a conciliare l’impegno professionale con la famiglia?». Ora, immaginate solo per un istante che il ricercatore intervistato fosse uomo. Sarebbe mai uscita fuori una domanda del genere? Tanto più che la dottoressa Castilletti si trova quasi costretta ad addentrarsi in alcuni particolari della sua vita familiare.

La risposta data al Corriere della Sera, infatti, è stata:

«Il segreto? La condivisione della vita domestica con mio marito. Fra noi non sono mai esistiti compartimenti stagni, né recriminazioni del tipo tu fai questo perché io ho fatto quell’altro. Lavorava nel mondo dell’editoria, adesso è in pensione ma quando eravamo ambedue impegnati chi poteva andava al supermercato o cucinava o riprendeva i bambini a scuola. È stato sempre così, fin da quando erano piccoli. Anche lui si è alzato la notte, per riaddormentarli. Anche lui ha cambiato i pannolini».

Una vicenda familiare di collaborazione tra coniugi normalissima, che pure diventa il punto centrale della notizia. Tant’è che il titolo scelto è: Coronavirus, Concetta tra laboratorio e basket: «Prezioso è stato avere un marito che cambiava i pannolini». 

Non si capisce perché questo accento posto sulla diversità di genere, sulla questione dei pannolini, sulla necessità di fare la domanda sul coniugare la vita familiare a quella professionale. Il caso dell’isolamento del virus allo Spallanzani sembra andare oltre la sua valenza scientifica e sembra quasi essere trattato con la formula dell’eccezionalità. Un errore in cui sono caduti tanti. E che davvero non dà alcun contributo alla battaglia verso la parità di genere.

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