Renzi sul caso della Fondazione Open: «Non sono i magistrati a decidere cosa è partito e cosa no»

Matteo Renzi interviene nuovamente sulla vicenda della Fondazione Open, difendendosi innanzitutto in merito alle accuse legate all’acquisto della sua abitazione a Firenze. ««Ho comprato casa a Firenze per 1.300.000 euro e ho venduto la mia casa di Pontassieve per 830.000 euro. Prima che si perfezionasse la vendita – in attesa di avere la disponibilità finanziaria – ho chiesto un prestito nel giugno 2018 a una conoscente, prestito che ho prontamente restituito nel novembre dello stesso anno» ha spiegato Renzi, parlando di «un prestito personale, con sottoscrizione di una scrittura privata: una cosa del tutto legittima e ineccepibile. Prestito restituito in meno di cinque mesi. Ovviamente tutto tracciato con bonifico».

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L’ex presidente del Consiglio ha definito l’impennata di perquisizione effettuate dalla Guardia di Finanza come « la spia di un “vulnus” democratico». Matteo Renzi ha mosso accuse contro i magistrati che, nella sua visione, stanno trattando la «ex cassaforte» come un partito: «Non possono essere le toghe a decidere cosa è o cosa non è un partito» ha dichiarato sostenendo che «Open è tra le pochissime che rispetta tutte le norme sulla trasparenza». «Perché due magistrati possono “trasformare” una fondazione in un partito solo allo scopo di indagare per finanziamento illecito ai partiti? E soprattutto: in democrazia CHI decide che cosa è partito e cosa no? Un magistrato? Ma stiamo scherzando? Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri? – incalza Matteo Renzi nella sua Enews – I partiti devono rispettare le leggi, le fondazioni devono rispettare le leggi, i cittadini devono rispettare le leggi. I magistrati vigilano sul rispetto della legge. Ma non possono cambiare la legge o fondare partiti in conto terzi: questo non è loro compito».

Nella sua Enews datata 27 novembre, Renzi scrive che il capogruppo di Italia Viva al Senato ha chiesto «di calendarizzare con urgenza una discussione su questo tema perché è in gioco l’autonomia della politica. Non vedo l’ora di intervenire sul punto. Inutile dire che il primo effetto di questa vicenda sarà l’azzeramento di tutti i contributi di aziende a Italia Viva. Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, questa indagine ha abolito il finanziamento privato a Italia Viva. Peccato, è un bel danno. Ma sono il primo a suggerire alle aziende di stare lontano da me: solo chi ha sprezzo del pericolo può finanziarci come azienda oggi».

 

 

(Credits immagine di copertina: ANSA/SANDRO CAPATTI)

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