I reati cibernetici, ormai, sono quasi la metà dei furti offline

800 attacchi al giorno nei primi sei mesi dell'anno, secondo il report del ministero dell'Interno

25/10/2021 di Redazione

Furti cibernetici esattamente come i furti d’appartamento. Pare che sia questa la tendenza che dovremo prepararci ad affrontare nel futuro prossimo. Secondo l’ultimo rapporto del Viminale sulla criminalità – pubblicato integralmente dal Sole 24 Ore -, nella prima metà del 2021 abbiamo vissuto 800 reati cyber al giorno, con un peso specifico pari alla metà dei reati che – da sempre – avvengono offline. Insomma, una vera e propria rete diffusa, che nei prossimi anni potrebbe agevolmente diventare la principale fonte di business per la criminalità.

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Reati cibernetici, il preoccupante quadro tracciato dal Viminale

Sul totale dei delitti registrati in Italia nello stesso periodo di tempo, i reati cibernetici pesano per il 15%. Nella fattispecie, crescono le frodi informatiche con un +28% e i delitti informatici veri e propri con un +52%. Il confronto è con il periodo precedente alla pandemia: le attività digitali, com’è noto, sono cresciute in maniera esponenziale, dopo aver avuto l’esperienza del lockdown, delle chiusure, dello stop alle interazioni sociali. Anche i malviventi, dunque, si sono organizzati di conseguenza, preferendo le strade informatiche per implementare i propri traffici.

Un fenomeno che è stato osservato soprattutto nei primi sei mesi del 2021 è quello del cosiddetto zoombombing, ovvero l’intrusione all’interno di conferenze e meeting in streaming. Questa sì che è una diretta conseguenza della pandemia: le riunioni a distanza hanno permesso a diverse piattaforme di accrescere il proprio volume di utenti. Lì dove si è intravisto uno spiraglio, i criminali informatici ci si sono tuffati a pie’ pari, andando a sfruttare anche questo altro canale, sia per ottenere dati riservati, sia semplicemente per una forma di vandalismo digitale.

La provincia italiana con il maggior numero di reati digitali è quella di Mantova, l’ultima è quella di Barletta. La mappa proposta dal Sole 24 Ore fa emergere una sorta di digital divide anche per quanto riguarda i crimini informatici: laddove gli strumenti digitali sono più diffusi e utilizzati, ovviamente, si registra un numero maggiore di attività illegali da questo punto di vista.

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