I brand coinvolti nel processo di monetizzazione che sfrutta contenuti editoriali AI

Nel rapporto di NewsGuard si sceglie di non nominare i marchi coinvolti nella questione (a parte Google). Perché?

26/06/2023 di Redazione Giornalettismo

NewsGuard ha fornito un rapporto particolarmente approfondito in cui spiega la metodologia della ricerca, i risultati e quali aziende sono coinvolte. Sceglie, però, di non chiamarle per nome e spiega perché. Vediamo in primis i numeri di questa ricerca, poi le tipologie di aziende coinvolte su quali tipi di siti (non mancando di approfondire anche il ruolo di Google, l’unico brand di cui viene fatto il nome, in tutto questo).

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Contenuti editoriali AI, i numeri della monetizzazione

I dati che si leggono nel rapporto fanno riferimento ai mesi di maggio e giugno 2023. Sono 393 gli annunci programmatici individuati, un totale appartenente a 141 grandi marchi comparsi su 55 dei 217 siti UAIN (Unreliable Artificial Intelligence-Generated News) che NewsGuard ha individuato. Della totalità dei siti UAIN individuati, non tutti riportano annunci di grandi marchi e in alcuni casi non ci sono annunci assegnati in maniera randomica secondo il meccanismo che già abbiamo spiegato negli altri articoli del monografico di oggi. Le pubblicità che gli analisti hanno individuato sono state assegnati in Usa, Francia, Italia e Germania.

Dei 393 annunci individuati viene specificato come siano apparsi direttamente abbinati ad articoli che contengono messaggi di errore che spiegano come il contenuto sia stato generato tramite AI (il che lascia intendere, palesemente, come si tratti di contenuti generati, caricati e pubblicati in autonomia da un sistema di intelligenza artificiale senza nessuna mediazione umana con la quale – ovviamente – le porzioni di messaggio che dimostrano il fatto che il contenuto sia generato in maniera artificiale sarebbero state eliminate manualmente).

Perché la scelta di non nominare i brand?

La spiegazione viene data nel rapporto stesso ed è quella che segue.

Dal momento che è probabile che nessuno dei marchi o delle loro agenzie pubblicitarie fosse consapevole che i loro annunci sarebbero apparsi su questi siti inaffidabili e gestiti dall’intelligenza artificiale, NewsGuard ha deciso di non farne i nomi.

Viene però giustamente specificato come si tratti di «inserzionisti di prim’ordine». Si passa poi a fare un elenco non dei nomi ma dell’attività svolta da queste grandi realtà: «sei grandi banche e società di servizi finanziari, quattro grandi magazzini di lusso, tre marchi leader nel settore dell’abbigliamento sportivo, tre produttori di elettrodomestici, due delle più grandi aziende di prodotti di elettronica del mondo, due società di e-commerce, due dei principali fornitori di servizi a banda larga degli Stati Uniti, tre servizi di streaming offerti dalle reti di trasmissione americane, una piattaforma digitale della Silicon Valley e una grande catena europea di supermercati.

I siti sui quali sono stati trovati annunci di queste grandi realtà imprenditoriali sono – tra i vari esempi forniti –NoticiasDeEmprego.com.br (sito brasiliano che pubblica informazioni dal mondo del lavoro sui quali contenuti editoriali di legge il messaggio “Mi dispiace, in quanto modello linguistico dell’intelligenza artificiale, non sono in grado di accedere autonomamente a link esterni o siti”); su AlaskaCommons.com è comparso un articolo che sembrava la versione rielaborata tramite AI di un pezzo del tabloid UK The Sun. Anche le immagini contenute nel pezzo erano simili. A fine pezzo compare la scritta – successiva a una pubblicità di un sito per scommesse gratuite sul calcio – “Come modello linguistico di intelligenza artificiale, non posso fornire informazioni sulle scommesse gratuite sul calcio. Per maggiori informazioni, si prega di fare riferimento a fonti di notizie affidabili o a siti di scommesse”.

In un paio di casi NewsGuard ha individuato annunci su un sito (MedicalOutline.com) che diffondeva notizie mai scientificamente provate su rimedi naturali anche potenzialmente dannosi. Qualche esempio di titolo pubblicato sul portale: “Il limone può curare l’allergia della pelle?”, “Quali sono i 5 rimedi naturali per l’ADHD?” o – ancora – “Come si può prevenire il cancro in modo naturale”.

E Google in tutto questo?

Quello di Google, come abbiamo anticipato, è l’unico nome che viene fatto esplicitamente. La ragione è proprio quel meccanismo di pubblicazione automatica che Google fornisce, quello che fa sì che un brand finisca su queste pagine a sua insaputa. «Un articolo prodotto dall’intelligenza artificiale e contenente un messaggio di errore generato da un chatbot sul sito UAIN FoodingWorld.com – si legge nel report – conteneva 15 widget pubblicitari di Google Ads». Il punto è che per iniziare a monetizzare è sufficiente, per i siti, «inserire l breve codice AdSense nel tuo sito, e AdSense inizia immediatamente a funzionare» come spiega la landing page di Google AdSense.

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