Come funziona la monetizzazione con siti di notizie inaffidabili generate con l’AI

Si tratta di un fenomeno analizzato in un recente rapporto di NewsGuard che spiega come funziona la monetizzazione e in quali Paesi è diffuso il fenomeno

26/06/2023 di Redazione Giornalettismo

L’ultima newsletter Misinformation Monitor di NewsGuard ha permesso di inquadrare un fenomeno specifico in diffusione: quello della monetizzazione (inconsapevole) di alcuni dei più noti brand al mondo pubblicando annunci su siti di notizie generate tramite l’intelligenza artificiale – sfruttando sistemi come ChatGPT, per intenderci -. Si tratta, senza ombra di dubbio, di una delle nuove, pericolose frontiere dell’utilizzo dell’AI.

In termini numerici, sono 141 le aziende identificate che – tramite adv programmati – sostengono la diffusione e finanziano siti che diffondono notizie di bassa qualità, quelli che pubblicano senza nessun tipo di supervisione umana. Questi siti specifici prendono il nome di “UAIN” (che sta per Unreliable Artificial Intelligence-Generated News).

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Come funziona la monetizzazione AI tramite gli UAIN

Partiamo dalla definizione che NewsGuard dà di questi siti UAIN: si tratta di realtà editoriali che operano con pochissima o nessuna supervisione umana e pubblicano moltissimi articoli scritti in parte o interamente da bot. Il fenomeno è in aumento poiché – secondo il rapporto di giungo 2023 – solo in quel mese le realtà identificate da NewsGuard sono passate da 49 a 217.

Come funziona questo meccanismo? Come spiega NewsGuard, i siti analizzati sembrano – per la maggior parte – interamente finanziati da adv automatizzati, con i contenuti assegnati in maniera randomica ai brand. Si tratta di realtà capaci di sfornare oltre 1200 articoli al giorno in media sfruttando l’AI e senza nessun apparente controllo umano.

Esistono delle “liste di esclusione”, ovvero dei siti e nomi che gli inserzionisti condividono: si tratta di quelle realtà non sicure per il brand sulle quali non far mai comparire la pubblicità ma, ovviamente, si tratta di liste non sempre aggiornate e che non riescono – per forza di cose – a tenere il passo con quello che è il rapidissimo e massivo sviluppo dei siti UAIN. Analizzando il fenomeno, NewsGuard ha analizzato quattro Paesi: Usa, Germania, Francia, Italia.

I brand che finanziano siti di disinformazione

L’automatismo del procedimento di assegnazione delle pubblicità, chiariamolo nuovamente, fa sì che i marchi non siano a conoscenza del fatto di finire su questi siti. Il risultato di questo approccio di tipo programmatico, però, è che – difatti – la pubblicità finanzia fonti di bassa qualità e (a volte) anche disinformazione senza che il marchio possa saperlo o proteggersi. Si legge nel rapporto:

NewsGuard ha trovato annunci di due servizi di streaming video statunitensi, un’azienda di forniture per ufficio, una casa automobilistica giapponese, una banca con sede a New York, un negozio di animali domestici, un negozio di vitamine, un’azienda di prodotti dietetici e un produttore di aspirapolveri su MedicalOutline.com, un sito UAIN che ha promosso rimedi naturali per la salute non comprovati e potenzialmente dannosi, con titoli come “Il limone può curare l’allergia della pelle?”, “Quali sono i 5 rimedi naturali per l’ADHD?” e “Come si può prevenire il cancro in modo naturale”

Nella stragrande maggioranza dei casi è Google il responsabile dell’assegnazione di questi annunci.

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