La monetizzazione dei siti che si avvalgono dell’intelligenza artificiale
Il tema è etico, ma è anche di sostanza: è giusto promuovere dei contenuti che, generati con l'AI, possono diffondere cattive informazioni o disinformazione allo stato puro?
26/06/2023 di Gianmichele Laino
Si è visto molto spesso, soprattutto negli ultimi tempi, che alcuni siti web che utilizzano i vari strumenti messi a disposizione dall’intelligenza artificiale si imbattono in vere e proprie fake news. A documentare questa prassi, è stato NewsGuard che più volte – nei suoi report mensili – ha lanciato l’allarme rispetto ai rischi connessi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’informazione. Ma un conto è semplicemente utilizzare un contenuto e proporlo all’attenzione di un utente, un altro conto è monetizzarlo. Gli articoli realizzati con l’intelligenza artificiale che diventano fonte di entrata per chi li propone – ma anche, indirettamente, per i brand che vengono promossi a livello di sponsorizzazioni – possono rappresentare un problema di natura etica. È lecita, insomma, la monetizzazione dell’AI a livello editoriale?
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Monetizzazione AI, i problemi etici derivati da questa possibilità
Molto spesso, tra l’altro, il problema riguarda proprio gli stessi brand. Questi ultimi non sempre sono consapevoli di quanto accade alle vetrine che ospitano i propri prodotti: a volte, infatti, gli annunci pubblicitari vengono inseriti sui siti web in maniera automatica, attraverso un sistema di distribuzione randomico dei contenuti. E se alcuni siti sono stati esclusi dai brand (si tratta per la maggior parte di portali noti per la diffusione di fake news), che richiedono esplicitamente ai loro distributori di pubblicità di non essere ospitati (una sorta di blacklist dei portali), è molto difficile che – al giorno d’oggi – i brand sappiano quali siano le nuove realtà che si avvalgono dell’intelligenza artificiale generativa per poterli escludere a priori.
Del resto, c’è una nuova tendenza nel mercato della pubblicità online che è strettamente connessa al rischio che NewsGuard ha percepito rispetto ai brand che, anche inconsapevolmente, finanziano siti che si avvalgono dell’intelligenza artificiale per diffondere disinformazione. Si tratta della tendenza del predictive marketing, che sfrutta l’automazione per creare campagne su misura che puntano a raggiungere audience estremamente targettizzate. La combinazione tra contenuti generati dall’intelligenza artificiale e il marketing predittivo rischia davvero di rivoluzionare – in negativo – il mondo del marketing digitale.
I ricercatori di NewsGuard hanno individuato 393 annunci programmatici appartenenti a 141 grandi marchi e apparsi su 55 dei 217 siti – realizzati pressoché interamente attraverso contenuti generati dall’intelligenza artificiale – che sono stati analizzati dal gruppo che si occupa, a livello globale, di diffusione della disinformazione. È un dato che deve far riflettere.
Tra le tante problematiche causate dall’intelligenza artificiale – che spaziano dalla produzione di video deep fake, fino ad arrivare alla violazione del diritto d’autore, passando ovviamente per la produzione di false informazioni e di false immagini facilmente confondibili con la realtà -, occorrerà adesso aggiungere anche quella che potrebbe condizionare pesantemente il mercato pubblicitario, destinato a produrre una grande quantità di annunci destinati a portali che operano senza alcuna supervisione umana, che producono sicuramente un grandissimo numero di contenuti, ma che – allo stesso tempo – non riescono a garantire sulla loro veridicità e sulla loro genuinità.