OpenAI ha fatto pressione per far “annacquare” l’AI Act?
Il Time ha pubblicato un White Paper inviato dall'azienda che ha sviluppato ChatGPT al Consiglio Europeo. Parte delle richieste sono state inserite all'interno del testo del regolamento approvato lo scorso 14 giugno dal Parlamento UE
25/06/2023 di Redazione Giornalettismo
La rivelazione arriva dal TIME: OpenAI, attraverso una lunga attività di lobbying, è riuscita a “convincere” l’Unione Europea a smussare alcuni angoli dell’AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Modifiche strutturali, legate soprattutto al concetto di modelli AI ad alto rischio in riferimento ad alcuni “prodotti” sviluppati e commercializzati dalla stessa azienda americana. E un ruolo fondamentale in questa “trattativa” tra le parte l’avrebbe avuta il CEO dell’azienda che ha creato ChatGPT: Sam Altman.
OpenAI e AI Act, la storia delle pressioni per cambiarlo
Il quotidiano britannico è entrato in possesso – e ha pubblicato integralmente – un “White Paper” inviato nel settembre del 2022 da OpenAI al Consiglio Europeo. All’interno delle 7 pagine del documento ci sono alcuni riferimenti a “proposte” di modifiche della bozza iniziale della proposta dell’AI Act e parte di quei “suggerimenti” sono stati recepiti e inseriti all’interno dell’ultima versione del regolamento, quella approvata dal Parlamento Europeo il 14 giugno. Il cambiamento più importante è legato alle cosiddette “general purpose AI”, ovvero i modelli AI generici che – per fare un esempio – sono rappresentati da GPT-3 e da DALL-E, entrambi prodotti dall’azienda americana. Nella versione iniziale del regolamento, questi strumenti erano etichettati come “ad alto rischio”. Ora non più.
La situazione, dunque, diventa molto complessa. Perché anche altre aziende che hanno investito nello sviluppo di modelli AI – come Google e Microsoft – avrebbero fatto pressioni affinché fosse modificato il testo originale dell’AI Act. Attività di lobbying che, di conseguenza, minano la credibilità di questo grande progetto normativo che doveva essere (forse lo è ancora) il modello di riferimento per una legislazione universale sull’intelligenza artificiale. Di tutto ciò ne abbiamo parlato con Brando Benifei, europarlamentare e primo firmatario della proposta iniziale dell’AI ACT.
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