«L’inchiesta del Time fa luce su una pressione di interessi organizzati», intervista all’eurodeputato Brando Benifei
Abbiamo raggiunto Brando Benifei per avere un suo commento su quanto emerso dall'inchiesta del Time rispetto all'AI Act
22/06/2023 di Ilaria Roncone
Brando Benifei è eurodeputato, capodelegazione del Partito Democratico e anche correlatore – insieme al rumenoDragoș Tudorache – del testo dell’AI Act. AI Act che è stato acclamato in tutto il mondo – dopo l’approvazione dello scorso 14 giugno – come la prima legge al mondo che punti a regolamentare (e vietare) determinati utilizzi dell’intelligenza artificiale. L’intervento politico che serve in un mondo che corre veloce e vede l’AI capace, tra le altre cose, di sostituire il lavoro umano (l’ultimo caso è quello della Bild che ha scelto di lasciare a casa duecento lavoratori a partire da gennaio sostituendo la loro professionalità con l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale). Per fare un punto della situazione – sull’approvazione dell’AI Act ma anche sull’inchiesta del Time che ha messo in evidenza le modalità della pressione che OpenAI ha esercitato sulle istituzioni europee – abbiamo chiesto una dichiarazione dell’eurodeputato.
LEGGI ANCHE >>> Il problema dell’allineamento dell’AI: cos’è e che sfide mette in campo
Brando Benifei: «Normale che interessi economici, industriali e della società civile si muovano intorno a questo tema»
«L’inchiesta fa luce su una pressione di interessi organizzati che abbiamo visto svolgersi da più lati intorno a questo regolamento – ha spiegato Benifei ai microfoni di Giornalettismo -. È normale che interessi economici, industriali e anche della società civile – dei cittadini, dei sindacati – si muovano intorno a un tema così rilevante. È importante che si siano trasparenza e chiarezza sulle varie posizioni in campo e, onestamente, sono convinto che pressioni lobbistiche proseguiranno in vista dei triloghi (un tipo di incontro utilizzato nel processo legislativo dell’Unione europea n.d.R.) in una maniera prevedibile poiché siamo andati a mettere mano – dal lato del Parlamento europeo, per esempio – alla regolazione dell’intelligenza artificiale generativa e ai modelli di fondazione che gli stanno dietro che sono l’avanguardia dello sviluppo dell’AI e quindi sono questioni su cui il regolamento, nel suo testo originario, non si era spinto. Per questo sono oggetto di un interesse e di un’attenzione particolari».
Il punto è «mantenere alta l’ambizione regolativa»
In un contesto in cui l’Europa si sta muovendo per prima in questo ambito – con i Paesi membri ma anche il resto del mondo che guardano a quello che succede nei palazzi istituzionali Ue – ciò che conta è tenere alta la guardia. «Io credo che il Parlamento, nella negoziazione con gli Stati membri, su tutti i vari temi più caldi – dall’AI generativa alla questione dei divieti – debba tenere una elevata ambizione regolativa perché ce n’è assolutamente bisogno di fronte alle sfide e alle tensioni con il nostro modello sociale e di libertà europeo che le nuove tecnologie pongono. Possono dare grandi opportunità ma hanno anche degli elementi di rischio che questo regolamento va a identificare e, possibilmente, a mitigare e contenere. Per farlo si danno obblighi agli sviluppatori che non credo debbano essere annacquati, in questa fase, ma sarà importante mantenere elevata l’ambizione nel negoziato che poteremo avanti con gli Stati membri nei prossimi mesi», conclude Brando Benifei.