Il punto di non ritorno di Salvini con questo tweet

Ecco il punto di non ritorno di Matteo Salvini, che posta – da ministro dell’Interno – la foto di Gabriel Christian Natale Hjorth bendato e ammanettato in una stazione dei carabinieri di Roma. La data del 28 luglio segna una svolta nel rapporto tra l’Italia e la politica, tra il suo ministro dell’Interno e le leggi dello Stato di diritto. Il leader della Lega usa la bandiera italiana e una grafica su tono scuro. I caratteri sono da neolingua, inquietanti. La frase è questa: «A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un Carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando».

Matteo Salvini ‘giustifica’ la bendatura di un arrestato

Si tratta del momento in cui, in favore del populismo più pronunciato, si utilizza la tragedia della morte di un carabiniere – il cui dramma si vuole portare allo stremo per far leva sugli istinti più basilari dei cittadini – e si sceglie di svestire il ruolo istituzionale, giustificando un comportamento inaccettabile di alcuni carabinieri che hanno ridotto al lumicino i diritti di un indagato. Che ha commesso un gesto orribile, ma che ha il diritto a una privacy e all’essere trattato secondo i principi umani che il nostro Paese ha sempre garantito.

Il punto di non ritorno

Da un lato, il generale Giovanni Nistri – capo dell’Arma dei Carabinieri – che condanna il gesto, dall’altro Matteo Salvini che lo difende. Alimentando ancora di più quella retorica dello scontro e della divisione che ormai è diventata peculiarità principale del dibattito politico. È definitivamente il punto di non ritorno.

E si sta consumando senza che l’alleato di governo, quel Movimento 5 Stelle che ha permesso alla Lega di diventare primo partito in Italia in un solo anno, abbia la forza di ribattere. Né politicamente, né mediaticamente. In Italia, c’è un uomo solo al comando.

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