Tatuatori in protesta contro Facebook che rimuove le foto di capezzoli tatuati ai malati oncologici

Questa protesta dei tatuatori contro Facebook ci ricorda, ancora una volta, che le politiche del social quando si tratta di capezzoli femminili vanno regolate

02/09/2021 di Ilaria Roncone

Sono decine le persone che si sono presentate di fronte alla sede Facebook di Londra a Rathbone Square, vicino a Oxford Circus e Tottenham Court Road, per protestare in maniera molto singolare contro il colosso. Il fulcro della protesta è chiaro: Facebook rimuove le fotografie dei tatuatori che hanno ridisegnato con l’inchiostro i capezzoli delle pazienti oncologiche perché quegli scatti vengono bollati come contenuti sessualmente espliciti. La protesta tatuatori contro Facebook ha è stata particolarmente scenica perché prevedeva che le persone indossassero dei seni giganti gonfiabili per lanciare un messaggio preciso contro la censura dell’algoritmo.

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Tatuatori contro Facebook e contro l’algoritmo che censura i sensi

Facebook limita erroneamente le immagini di capezzoli tatuati su pazienti oncologici e, così facendo, rende impossibile agli artisti mostrare quanto un corpo possa essere bello anche dopo un cancro al seno. Il World Medical Artists ci ha tenuto a sottolineare quanto la politica di Facebook – dettata dall’algoritmo – sia insensata in un caso come questo e debba essere cambiata (o quantomeno cominciare seriamente a ragionare su delle eccezioni).

La polemica sui capezzoli – in particolare quelli femminili – mostrati sui social non è certo una novità. Sono tanti gli attivisti e le attiviste che fanno notare la cosa ma, ancora, i colossi tech non hanno trovato una soluzione valida in tal senso. Quello che accade ai tatuatori ne è la prova lampante. L’algoritmo sessualizza in maniera del tutto erronea i contenuti e il risultato è che questo tipo di contenuti viene limitato, con tutte le conseguenze del caso.

Le pazienti oncologiche non possono conoscere il trattamento

Trattamento il cui scopo, come è facile immaginare, è quello di restituire dignità ai corpi delle donne che hanno avuto il cancro al seno. Oltre a questo, i tatuatori sottolineano – giustamente – che se le fotografie non si diffondono sui social molte donne sopravvissute al cancro potrebbero non venirne mai a conoscenza. «Queste immagini fondamentali – ha sottolineato il World Medical Artists – sono considerate pornografiche, successivamente rimosse e gli account bloccati dalle piattaforme di social media». Così facendo, «i malati di cancro al seno non sanno che c’è un esercito di artisti alle loro porte!».

«Stiamo facendo quello che dobbiamo fare per distinguerci – ha detto una delle organizzatrici della protesta – e se si tratta di saltare in giro con dei seni gonfiabili addosso, così sia. Persone come noi, che possono e vogliono aiutarle, sono ovunque e abbiamo bisogno che le sopravvissute al cancro al seno lo sappiano. Alcune nemmeno sanno di avere questa possibilità».

I contenuti sono stati ripristinati

Facebook ha affermato che, col passare del tempo, le politiche sulla nudità stanno diventando più sfumate. «Comprendiamo che la nudità può essere condivisa per una varietà di motivi, tra cui una forma di protesta, per aumentare la consapevolezza su una causa o per motivi educativi o medici. Dove tale intento è chiaro, facciamo delle concessioni per il contenuto», hanno affermato, e infatti la piattaforma ha rivisto gli account forniti dal World Medical Artists ripristinando le foto rimosse “per errore”.

(Immagine copertina via Instagram)

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