Gerardo D’Amico, giornalista capo della task force Rai contro le fake news Covid, vittima di squadrismo social

Abbiamo intervistato il giornalista Gerardo D'Amico per ricostruire la questione shitstorm che lo ha visto protagonista dopo aver pubblicato una ricetta per terapie Covid a casa e un protocollo cure mai approvato

01/09/2021 di Ilaria Roncone

Il rischio del fai-da-te e delle cure in casa quando si tratta di coronavirus – o anche solo presunto tale – si sta alzando. Ce lo ha spiegato bene Gerardo D’Amico, giornalista a capo della task force Rai che contrasta le bufale in ambito scientifico e vicecaporedattore responsabile dell’informazione scientifica a RaiNews24, che dopo aver condiviso una ricetta che propone una cura Covid sperimentale non approvata da istituzioni competenti è finito al centro del ciclone. Tutto è partito dalla denuncia fatta dal giornalista.

D’Amico ha pubblicato la ricetta – una delle tante che girano su gruppi social e chat di Telegram, uno in particolare che vede a capo l’avvocato Erich Grimaldi – di un medico che afferma di fare cure precoci. Si tratta di undici farmaci da somministrare in maniera preventiva- «ancora prima di aver ricevuto il risultato del tampone», ha spiegato D’Amico ai microfoni di Giornalettismo. Il mix presente in quella ricetta è, di fatti, privo di senso e con alcuni farmaci che hanno anche effetti contrastanti tra loro.

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Viaggio tra ricette e protocolli per cure al Covid non scientifiche sui social

Dalla ricetta erano stati cancellati i riferimenti del medico che aveva fatto la prescrizione. L’autore della ricetta, che si è autoidentificato da solo rispondendo al post del giornalista, si è rivelato essere un odontoiatra. Odontoiatra che ha poi accusato il reporter di essersi finto qualcun altro – cosa che lui stesso ci ha confermato di non aver mai fatto, essendo contro il codice deontologico dei giornalisti – per ottenere quella ricetta. Ricetta che, comunque, il dentista stesso con le sue parole ha provato di aver rilasciato senza sapere chi c’era dall’altra parte: «Questi medici mandano ricette con undici farmaci, tutti potenzialmente letali e da prendere mescolati. Questo signore è emerso da solo, non ho saputo chi fosse finché non se ne è lui stesso attribuito la paternità. Medico che, è venuto fuori, essere dentista».  Non serve rimarcare quanto undici farmaci (compresi medicinali per animali) prescritti tutti insieme senza sapere nulla della storia clinica della persona siano un fatto gravissimo.

Oltre a questa ricetta esiste anche un protocollo – che è stato girato al giornalista da un medico – «e che è stato mio dovere di giornalista pubblicare, perché si tratta di un fatto di interesse pubblico». Il  documento gira in gruppo di cui fanno parte una serie di professionisti. «Omeopati, odontoiatri, fisioterapisti, agopuntori, anche uno che fa ipnosi che consigliano – ci spiega il reporter Rai – di seguire queste cure precoci all’interno di gruppi social tramite un protocollo contro il Covid sottoscritto da tutti loro. Queste cure, per loro ammissione, le stanno dando a migliaia di persone senza evidenza scientifica e senza che ci siano stati studi o trial».

«Si tratta di un protocollo sperimentale che non ha ricevuto nessun tipo di autorizzazione da parte di un comitato etico, senza una società scientifica che lo abbia appoggiato, senza che sia stato approvato dall’Aifa. In neretto – come si legge nel post appena qui sopra – c’è scritto di iniziare la cura prima ancora di aver ricevuto il risultato». Sono duecento i medici che hanno sottoscritto questo protocollo, medici specializzati nelle discipline sopracitate e la ricetta resa pubblica è stata prescritta da un dentista.

L’invito alla segnalazione di massa

L’avvocato Grimaldi – che ieri sera ha fatto una diretta contro D’Amico dopo aver affermato di aver espulso il medico che ha prescritto il cocktail di farmaci – «dice che questi dottori hanno agito in scienza e coscienza, ma qui manca la scienza prima della coscienza. I medici che fanno queste prescrizioni o firmano quel protocollo non si stanno attenendo alla scienza, ovvero alla medicina basata sulle evidenze. Si tratta di arbitrio. Tutto questo non è deontologico e in una pandemia può essere parecchio pericoloso».

Il punto di D’Amico è chiaro: «Come è possibile che in Italia ci siano delle cure segrete quando il codice deontologico dei medici lo vieta?». Come si legge, «in quel protocollo c’è l’idrossiclorochina, e sono una valanga gli studi internazionali su qualunque giornale scientifico che affermano che non solo è inutile ma è dannosa». L’avvocato Grimaldi ha fondato un canale Telegram per le cure precoci che conta più di 75 mila membri e su Facebook è seguito da oltre 63 mila persone. Tutte persone che ha invitato a segnalare in massa Gerardo D’Amico.

«Io non attacco le persone e non ho mai fatto il nome di nessuno. Questo avvocato, Erich Grimaldi, è a capo di un gruppo di sanitari – perché lì dentro ci sono solo medici, quasi tutti in pensione – e bisognerebbe chiedersi il perché. Il protocollo, secondo quanto dicono loro, è stato depositato all’Aifa e all’ISS. Queste persone sarebbero state quindi ricevute dal ministero della Salute, a detta loro. E allora, se così fosse, perché non sono stati mandati i Nas e perché ancora questo gruppo non è stato chiuso?».

«Grimaldi – ci spiega D’Amico – con me è andato sul personale. Nella diretta che ha fatto mi da del tu, utilizza toni intimidatori dicendo cose come “so dove sei nato, poi ti sei trasferito, è da investigare perché la Rai mantenga un ignorante del genere”. Ci sono allusioni, minacce». E non manca nemmeno,appunto, l’esplicito invito alla segnalazione che ha dato i suoi frutti.

Lo shitstorm e la conseguenza della segnalazione di massa a Gerardo D’amico

D’Amico è ha ricevuto l’avviso di Facebook – come ha segnalato questa mattina – in merito a uno dei post con i quali ha ricostruito la storia: “Il tuo post viola i nostri standard della community in materia di disinformazione che potrebbe causare violenza fisica”. «L’avvocato sta dimostrando che attraverso la mobilitazione in modo squadristico dei propri follower mi vuole silenziare. A parte le minacce dirette a me – sottolinea il giornalista – è in discussione la possibilità che ha un giornalista in questo paese di pubblicare un fatto che ha scoperto senza essere silenziato attraverso la piazza».

«Le persone in questi gruppi sono quelle che incitano le masse a non fidarsi del medico curante – che non li cura bene e che è un povero sciocco che sadicamente vuole farti morire a casa – dando dosi da cavallo di farmaci che vanno in contrasto, a non fidarsi della medicina e della scienza. Qui viene messo in crisi non solo il rapporto con il medico ma anche con la medicina e la scienza. E io questo vorrei evitare: che nel prossimo futuro ci siano i venditori di olio di serpente come nel Medioevo». Ricette segrete, farmaci prescritti che secondo la scienza sono dannosi, spingere sulla piazza, non pubblicare studi scientifici: questo è tutto quello che rimane «e sarebbe decisamente meglio evitare».

L’unica cosa che consola è l’esito della segnalazione di massa: «Facebook non mi ha bloccato e, anzi, credo che il post sospeso dalle visualizzazioni su Facebook sia di nuovo visibile. Io ho informato Facebook che non ero d’accordo con la segnalazione e l’esito è positivo, considerato che mi sono sempre occupato di fare corretta informazione sulla da gennaio 2020».

Nota positiva finale: «Ho ricevuto moltissima solidarietà dopo aver reso pubblica la questione segnalazioni di massa. Migliaia di messaggi su Twitter, su Facebook, chiamate. Sono non solo grato dell’affetto e della considerazione ricevuti ma anche entusiasta che così tante persone si rendano conto con chi hanno a che fare quando si parla di gruppi social e di medicine alternative e protocolli convalidati in questi ambienti».

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