I mix di farmaci e il rischio del fai-da-te: troppe ricette sui social per le «terapie domiciliari anti Covid»

Proliferano in gruppi e commenti a post sulle terapie domiciliari. E succedono anche cose strane

29/08/2021 di Gianmichele Laino

Un fenomeno a cui si sta assistendo in queste ore è la proliferazione sui social network di elenchi di farmaci prescritti per le cosiddette «cure domiciliari» contro il Covid-19. Lo ha reso noto, ad esempio, il giornalista Gerardo D’Amico che ha mostrato su Twitter una ricetta contenente ben 11 tra medicinali e vitamine prescritta per un paziente Covid.

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Ricette terapie domiciliari contro il Covid compaiono sui social

Si tratta di farmaci di diverso tipo: si va dagli antibiotici fino al Gaviscon (un medicinale piuttosto comune contro il reflusso gastroesofageo), passando per l’Aspirina e il Bisolvon. Un elenco davvero nutrito che sembra effettivamente poco sostenibile per un singolo paziente. Il commento di D’Amico è stato: «Questa la prescrizione tipo di un “medico” per le “terapie domiciliari”: niente vaccini, niente vigile attesa, meglio avvelenarsi con un carico di farmaci inutili contro un virus. Ciliegina: il “medico” fa il dentista. Ed è questa roba che vogliono imporre al Ministero della Salute».

L’ultimo riferimento è alle azioni di iniziativa popolare che chiedono al ministero della Salute incontri e confronti proprio per quanto riguarda le cosiddette terapie domiciliari anti coronavirus. Tuttavia, oggi la vicenda si arricchisce di un ulteriore aspetto curioso. Lo stesso giornalista è stato accusato da un utente di Twitter (che si è riconosciuto come il medico autore della ricetta pubblicata da D’Amico) di essersi finto una paziente per ottenere la prescrizione di quell’insieme di farmaci. 

Se così fosse, dunque, i farmaci sarebbero stati prescritti senza una visita diretta e senza la diretta conoscenza dell’identità del paziente, della sua storia clinica, persino del fatto che fosse un uomo o una donna. Una situazione davvero paradossale che fa ben capire come, con la diffusione di questi materiali sui social network o nei vari servizi di messaggistica istantanea, si alzi a un pericoloso livello di guardia il rischio di possibili soluzioni fai-da-te per quanto riguarda la cura del Covid-19.

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