Israele sta spendendo milioni per campagne adv di propaganda

Dagli 1,5 milioni ammessi dal ministero degli Affari Esteri israeliano agli oltre 7 milioni verificati da una giornalista freelance del Regno Unito, la spesa di Israele in adv per raccontare il suo punto di vista sulla guerra è milionaria

02/11/2023 di Ilaria Roncone

Israele ha messo in piedi una precisa strategia di comunicazione per creare contenuti di tipo propagandistico che vengono diffusi in rete attraverso diversi canali: dagli adv che sono finiti addirittura al centro di giochi per bambini – questione dalla quale siamo partiti oggi – si arriva a video e account social appositamente creati per dare una mano alla narrazione israeliana della guerra. Le pubblicità che sono comparse all’interno di app di gioco per bambini anche celebri e diffusissime, come Angry Birds, portano la firma del ministero degli Esteri di Israele: «Vogliamo essere sicuri che coloro che ci fanno del male pagheranno un prezzo pesante», si legge nell’adv di propaganda israeliana segnalato – come ricostruito da Reuters – da diversi utenti. Quanto ha speso per questa pubblicità il governo Israeliani e quanto, più in generale, stanno spendendo le istituzioni del Paese dalla giornata dell’attacco di Hamas che ha dato il via a questa pesantissima ecalation di violenze che vede la striscia di Gaza, oggi, sotto bombardamenti continui e devastanti ad opera dell’Idf (le forze di Difesa israeliane)?

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Propaganda israeliana fatta attraverso una campagna pubblicitaria istituzionale

Il video che è finito sulle applicazioni di gioco utilizzate anche da bambini è stato realizzato – come ammesso dalle istituzioni stesse – dal governo di Israele. David Saranga, capo del settore digitale del ministero degli Affari Esteri israeliano, ha confermato che quel video fa parte di una più ampia gamma di contenuti pubblicitari (definiti come di sensibilizzazione del pubblico rispetto a quello che è successo durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre) per i quali sono stati investiti 1,5 milioni di dollari.

Relativamente al fatto che contenuti del genere siano stati mostrati a persone ben al di sotto dei 18 anni, Saranga non ha saputo fornire alcuna spiegazione dicendo solo di «non avere idea» di come sia potuto succedere e di avere specificato agli inserzionisti di «bloccare per i minori di 18 anni» quello spot.

Quanto spenda Israele per portare la sua narrazione dei fatti quanto più lontano possibile e a quante più persone possibile è stato al centro di un fact checking realizzato da Aljazeera. Il punto di questo materiale diffuso sui social media, come ogni azione di propaganda, è quello di raccogliere quanto più supporto possibile per la causa israeliana in tutto il mondo.

Al di là delle app di videogiochi, contenuti come quello mostrati a coloro che giocavano sono comparsi su X e su Youtube. Politico ha affermato che Israele sta inondando internet di pubblicità allo scopo di modellare l’opinione sulla guerra: solo su Youtube sono 75 i video annunci pubblicati dal ministero degli Affari Esteri israeliano. Stando al database sulla trasparenza di Google, questi erano rivolti agli spettatori dei Paesi occidentali (tra cui figurano Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti) e hanno cominciato ad andare in onda nella prima settimana dal giorno dell’attacco.

«Non avremmo mai pubblicato cose così esplicite prima – ha affermato un portavoce della missione israeliana presso l’Unione europea cui è stato concesso l’anonimato per dargli la possibilità di parlare apertamente -. Questo è qualcosa che non fa parte della nostra cultura. Abbiamo molto rispetto per i defunti».

In quali altri contenuti potremmo esserci imbattuti?

“I bambini non possono leggere il testo in questo video ma i loro genitori sì”: questo il titolo di un altro adv video in cui si vede un arcobaleno con un unicorno che vola, in sottofondo una ninna nanna. L’annuncio dice: «Sappiamo che vostro figlio non può leggerlo», ma viene richiesta l’empatia dei genitori nei confronti di quelli che hanno visto morire i propri bambini durante l’attacco di Hamas. Un annuncio, questo, che per come è stato costruito sembra essere apertamente destinato a raggiungere quei device messi in mano ai bambini più piccoli (e, di conseguenza, i loro genitori).

Altri adv dai contenuti più violenti e dai toni apertamente bellici – come quello comparsi sulle app di gioco – mostrano affermazioni come «Israele prenderà tutte le misure necessarie per proteggere i nostri cittadini da questi barbari terroristi» e immagini di cadaveri, ostaggi insanguinati e volti sfocati. Secondo quanto visionato da Politico, i destinatari principali (50 annunci video in lingua inglese in tutto) sono gli europei. Seguono i cittadini del Regno Unito (13 annunci) e quelli degli Stati Uniti (10 annunci). Per dare un’idea della portata di questi annunci, il 17 ottobre – dieci giorni dopo l’attacco di Hamas – uno di questi video aveva raggiunto 3 milioni di visualizzazioni.

Secondo la giornalista Sophia Smith Galer, la spesa da parte di Israele sarebbe molto maggiore di quanto ammesso a ammonterebbe a 7,1 milioni di dollari per adv su Youtube che – tra il 2 e il 21 ottobre – avrebbero raggiunto quasi un miliardo di visualizzazioni.

Come è possibile che adv del genere siano stati approvati?

Al centro della questione c’è una domanda precisa: come è possibile che annunci pubblicitari del genere – che palesemente violano le regole che impediscono a contenuti violenti e che promuovo la violenza di essere pubblicati – siano stati pubblicati e abbiano ottenuto un tale seguito? Google, ad esempio, ha rimosso 30 di questi annunci dopo essere stato contattato da Politico. X, dal canto suo, non ha invece risposto alla richiesta di commento del quotidiano statunitense.

La posizione ufficiale delle app di gaming, di Google e di Apple rispetto alla questione – così come le regole e le policy stabilite dalle varie aziende sulle cui piattaforme vengono diffusi questi contenuti – le abbiamo approfondite in altri articoli del monografico di oggi.

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