La strategia aggressiva degli account istituzionali di Israele sui social network

I profili del Ministero e delle Forze di Difesa di Tel Aviv hanno più volte condiviso contenuti "propagandistici" sull'esplosione del nuovo conflitto a partire dallo scorso 7 ottobre, giorno dell'attacco di Hamas. La guerra ibrida prosegue anche sulle piattaforme digitali

02/11/2023 di Enzo Boldi

Ogni conflitto ha la sua propaganda. Soprattutto quando si parla di “tensioni” (per usare un eufemismo) che proseguono da decine di anni in una porzione di Mondo contesa praticamente da sempre. E con le piattaforme digitali – come abbiamo già visto tra Russia e Ucraina – i paradigmi della comunicazione istituzionali in tempo di guerra sono cambiati rispetto al passato. Mentre sul “campo” continuano i bombardamenti a Gaza e prosegue la crescita esponenziale di innocenti civili morti sotto i missili, i canali social di Israele (quelli ufficiali, ma anche quelli vicini al primo ministro Benjamin Netanyahu) hanno avviato una comunicazione quantomeno aggressiva.

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Il digitale, in tutte le sue sfaccettature, è sempre più un elemento portante della propaganda (pro e contro qualcosa). Come detto, si tratta di dinamiche consolidate nel tempo e che abbiamo già conosciuto nei più recenti conflitti coperti dai media di tutto il mondo. Quella dei canali social Israele, però, sembra essere ancor più imponente. Fa specie, infatti, vedere ancora online il filmato pubblicato lo scorso 10 ottobre dal Primo Ministro israeliano su X.

Come spiegammo qualche settimana fa in un approfondimento dedicato alla lentezza della piattaforma di Elon Musk nella rimozione di contenuti che (per policy) non dovrebbero essere pubblicati su X, questo filmato che mostra la “reazione” di Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso è ancora online. Nonostante mostri una serie di bombardamenti (dunque, immagini di violenza).

Canali social Israele, la strategia comunicativa aggressiva

Da quel giorno, di fatto, la comunicazione social istituzionale di Israele è diventata sempre più aggressiva. Lo stesso Netanyahu, il 12 ottobre, pubblicò sul social dei messaggi brevi una serie di foto che mostravano i corpi di bambini uccisi e carbonizzati. Quel contenuto (che non mostreremo) è stato limitato da X ed è visibile solamente agli utenti che – in fase di registrazione – hanno comunicato la propria data di nascita. Ma questo non ha fermato questa strategia utilizzata da parte delle istituzioni israeliane. Lo stesso Netanyahu, infatti, prosegue con la condivisione (anche su Facebook) di altri contenuti molto aggressivi in termini di propaganda di guerra.

Ma non c’è solo il Primo Ministro. Perché anche gli altri canali social Israele (quelli istituzionali) seguono la stessa “strategia” comunicativa.

Particolarmente attivo su X è il profilo dell’IDF (Israel Defence Force) che più volte al giorno condivide sulla piattaforma video, foto e post sul conflitto in atto contro Hamas.

E i social istituzionali di Israele sono pieni di contenuti dello stesso tenore, con l’obiettivo ovvio (qui non stiamo parlando di “buoni o cattivi”, ma solamente di comunicazione via social) di sensibilizzare l’opinione pubblica cercando di portala dalla loro “parte”.

Il pericolo fake news di parte

Altrettanto ovvio, però, è che questa comunicazione sia di parte. Ovviamente si fa riferimento solamente al “nemico” in pectore (Hamas) e non si mostra mai alcun “rammarico” (elemento empatico praticamente impossibile in guerra) per i civili innocenti uccisi. E il rischio di far proliferare la disinformazione è elevatissimo. Come accaduto più volte a Hananya Naftali, ex membro del team di Comunicazione di Netanyahu. Attenzione, non si tratta di un canale istituzionale ufficiale, ma fornisce l’esatta cornice di come la propaganda sia attiva sui social network. Si tratta della stessa persona che la sera dell’attacco all’ospedale di Gaza City pubblicò su X (prima di rimuoverlo) la notizia – di cui poi non si è mai avuto conferma, anzi praticamente sono arrivate solo smentite – scrisse che la responsabilità di quell’attacco (in chiave “positiva”, secondo lui) era di Israele che aveva individuato in quell’edificio un rifugio di Hamas. E solo qualche giorno fa, eccolo pubblicare un’altra fake news.

Nel tentativo di far passare il messaggio della “messinscena” da parte degli abitanti palestinesi di Gaza, ha pubblicato due video che – secondo la sua narrazione – mostrerebbero la stessa persona: il giorno prima ricoverata in gravi condizioni in ospedale; il giorno dopo nelle strade della città a filmare i bombardamenti. In realtà, come spiegato da molti utenti (con tanto di nota su X) e da Euronews, si tratta di due persone differenti. Ovviamente non si tratta di una comunicazione ufficiale, ma di un profilo per molto tempo vicino a Netanyahu molto seguito sui social network.

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