Al via il processo a Salvini, scontro in tv tra Sallusti e Carofiglio

Per il direttore del Giornale non si può condannare Salvini senza condannare anche il governo, mentre l'ex deputato e magistrato sottolinea che per i reati contro l'individuo non si può invocare la natura politica dell'atto

03/10/2020 di Redazione

Il processo a Salvini non è ancora iniziato ma già divide l’opinione pubblica e gli ospiti nelle trasmissioni tv. A Otto e mezzo infatti, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e l’ex magistrato e deputato Gianrico Carofiglio si sono divisi su quello che potrebbe essere il risultato del processo di Catania al leader della Lega per sequestro di persona dei 116 migranti tenuti per sei giorni bloccati a bordo della nave della Marina Gregoretti davanti al porto di Augusta, in provincia di Siracusa.

LEGGI ANCHE > Mascherina dei Carabinieri per Salvini prima del processo di Catania 

Processo a Salvini, le posizioni a confronto di Sallusti e Carofiglio

Il processo a Salvini divide l’opinione pubblica e i commentatori, come dimostrano anche gli ospiti della trasmissione di La7 condotta da Lilli Gruber. Per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, infatti il processo al leader della Lega “finirà nel nulla, altrimenti dovrebbero processare tutto il governo”. Una posizione che Sallusti sottolinea riguarda solo i processi per sequestro di persona dell’epoca in cui Salvini era ministro dell’Interno. Per il direttore del Giornale infatti per Salvini “qualche rischio potrebbe arrivare da altri processi, perché si parla di ipotesi di reato” mentre “qui si parla di una decisione politica”. Una posizione contestata dall’ex deputato e magistrato Gianrico Carofiglio che invece spiega come non si possa invocare “la natura politica dell’atto per i reati che colpiscono gli interessi inviolabili dell’individuo” definendo “chiacchiere da bar” tutte le altre argomentazioni.

Una posizione che trova d’accordo il direttore di Domani, Stefano Feltri, per il quale “Salvini è accusato di aver tenuto in mare della gente che, in base alle leggi internazionali, doveva sbarcare” e non “di aver preso decisioni politiche generiche”. Insomma, l’allora ministro dell’Interno “doveva fare una cosa e non l’ha fatta” ma non sarà questa, per Feltri, la causa della fine di Salvini, quanto il fatto che il leader della Lega “ha un unico argomento: quello dei migranti” e che “si sta scoprendo che ha imbrogliato gli italiani: mentre diceva che non aveva soldi per restituire i 49 milioni, tutto il suo staff movimentava milioni di euro”.

Parole che non trovano d’accordo Sallusti, per il quale “da un anno si dà Salvini per morto” anche se “rimane il leader del partito che ha più consenso nel Paese” ed è “vivo e vegeto”. Per Salvini il direttore del Giornale scomoda quella che lui stesso definisce “l’epopea berlusconiana” quando l’allora Cavaliere “veniva dato per finito ad ogni flessione di Forza Italia, dopodiché è stato sulla scena politica per 20 anni”.

Share this article