L’origine dei problemi: la mancata rimozione da X delle fake news su Gaza

Il 10 ottobre, pochi giorni dopo l'attacco di Hamas, dalla Commissione UE era stata inviata una lettera di richiamo (ai sensi del DSA)

20/12/2023 di Enzo Boldi

Sono due gli eventi che nel giro di poche settimane hanno portato all’apertura della prima procedura formale dell’UE nei confronti della piattaforma X. Il 25 agosto rappresenta la prima data, ovvero quella dell’entrata in vigore (effettiva) dei paletti imposti dal DSA (Digital Service Act). Poi, poco più di un mese dopo, tra il 7 e il 10 ottobre l’inizio degli effetti di questa normativa continentale relativamente alla (mancata) rimozione delle fake news e dei contenuti disinformativi sull’escalation conflittuale tra Israele e Hamas su Gaza. Due fatti che hanno portato a una rottura ufficiale e a una possibile (e salatissima) multa nei confronti del social network di Elon Musk.

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I battibecchi tra le istituzioni europee e la piattaforma X (ex Twitter) hanno un’origine lontana nel tempo. Da molti mesi, infatti, l’atteggiamento di Elon Musk è finito sotto il mirino della Commissione UE e ora che il DSA è diventato effettivo in tutte le sue sfaccettature, la procedura UE contro X è l’emblema di come questa normativa abbia un fondamento ben preciso: il tentativo di rimuovere dalle piattaforme social (e non solo) quella disinformazione che rischia di generare confusione negli utenti.

Procedura UE contro X, la lettera del 10 ottobre su Gaza

E, infatti, il primo passo propedeutico all’apertura di una procedura formale contro X risale allo scorso 10 ottobre, quando il Commissario UE (per il mercato interno e i servizi) Thierry Breton, pubblicò proprio sulla piattaforma di Elon Musk la lettera di richiamo contro la piattaforma (e il suo proprietario).

A pochi giorni dall’intensificarsi del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, la Commissione Europea si era rivolta a Elon Musk invitandolo a una moderazione più accurata e tempestiva dei contenuti fuorvianti pubblicati dagli utenti sulla piattaforma. La stessa lettera (simile, ma con gli stessi obiettivi) era stata inviata anche a Mark Zuckerberg. Oggi, però, scopriamo che la procedura è stata aperta solamente contro X, mentre Instagram e Facebook sembrano aver risposto in modo più accurato alle contestazioni sulla rimozione delle fake news.

E ora?

Tutto ai sensi del Digital Service Act, con questa procedura formale che rappresenta il primo passo concreto dell’attuazione di questa normativa. Tutto, dunque, è partito da Gaza. Anzi, si Gaza. Quella lentezza nella rimozione delle fake news ha acceso un faro (in realtà mai spento) da parte della Commissione Europea. D’altronde sono state le stesse decisioni di Elon Musk ad attirare l’attenzione da parte dei commissari UE. L’abbandono del codice di condotta (su base volontaria) contro la disinformazione sui social network del maggio scorso è stata la prima pietra dell’intenzione di non essere in linea con le normative del Vecchio Continente. Tutto il resto è stata una diretta conseguenza che ha smentito gli impegni sanciti da Musk nell’incontro del maggio 2022 proprio con Breton. E ora, non avendo rispettato quel principio di tempestività nella rimozione delle fake news sul conflitto tra Israele e Gaza, X rischia di dover pagare una sanzione molto salata. E c’è il rischio che quelle vecchie voci sul futuro della piattaforma in Europa tornino a essere di stretta attualità.

(Foto IPP/ Diego Nangano Cappello)

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