Se non lo puoi rispettare, esci dal codice: Twitter fa ciao ciao all’UE sulla disinformazione

La piattaforma di Elon Musk avrebbe annunciato il suo addio al codice di condotta (su base volontaria) contro la disinformazione sui social network, a cui aderiscono anche Meta, Google, TikTok

30/05/2023 di Gianmichele Laino

Elon Musk prende decisioni che, ormai, più sono clamorose e più non fanno rumore. L’ultima – che ormai è prossima all’ufficialità – è quella di abbandonare, con Twitter, la piattaforma europea contro la disinformazione sui social network. Lo hanno riferito alcune fonti della commissione alla sezione del Corriere della Sera che si occupa d’Europa e di digitale. Il Codice di condotta dell’UE sulla disinformazione è un insieme di regole che le varie piattaforme social (ma anche i motori di ricerca come Google) hanno sottoscritto su base volontaria, proprio per evitare di diventare canali di diffusione di fake news. Per questo motivo, in attesa di una normativa più vasta e più stringente sul tema, le istituzioni di Bruxelles hanno lavorato affinché le grandi di Big Tech potessero avere un recinto entro il quale muoversi. Questo codice è stato sottoscritto da tutti i principali attori: non solo Twitter, ma anche Meta (per Instagram e Facebook), Google e TikTok. Ora, al tavolo, c’è un posto in meno.

LEGGI ANCHE > Twitter svolge un ruolo importante nella diffusione delle notizie, ma riuscirà a contrastare la disinformazione? 

Codice di condotta UE disinformazione, l’uscita di scena di Twitter

L’addio di Twitter a questo Codice di condotta, al momento, è quasi un sollievo per i funzionari europei. Fino a questo momento, infatti, il mancato rispetto delle norme previste da questo regolamento di autodisciplina aveva comportato diversi richiami al social network di Elon Musk che, nell’ambito del rinnovamento dell’azienda, ha deciso di fare a meno di diverse unità che si occupavano di moderazione (e, quindi, anche di contrasto alla disinformazione sul social network). In assenza di un sistema di moderazione efficace (uno dei requisiti previsti all’interno del codice di condotta), Twitter non poteva in alcun modo fronteggiare il proliferare di disinformazione, sia volontaria, sia involontaria. Se si aggiunge a tutto questo anche il sistema per ottenere la spunta blu di account verificato (basta pagare e, in teoria, si potrebbe anche prendere il nome profilo di una organizzazione, di un personaggio pubblico, di una squadra di calcio e così via, pur senza averne la titolarità), ecco che Twitter diventa un luogo fertile per ogni tipo di disinformazione.

Per formalizzare le dimissioni di Twitter dal gruppo di studio che è entrato nel Codice di condotta, occorrerà aspettare probabilmente ancora qualche giorno. Fatto sta che i rappresentanti dell’azienda di Elon Musk hanno già abbondantemente anticipato ai funzionari europei le loro intenzioni.

Del resto, se il taglio in azienda è stato – in primo luogo – quello che ha riguardato la divisione di moderazione e di contrasto alle fake news, è diventato praticamente impossibile, per Twitter, far fronte agli impegni che, successivamente, saranno formalizzati anche nel Digital Services Act, quando questo verrà implementato nei sistemi normativi degli Stati membri dell’Unione Europea. A quel punto, però, non si tratterà più della mancata adesione a un codice volontario, ma di una violazione della legge. E Twitter potrebbe avere seri problemi all’interno di un ecosistema europeo (tanto per cambiare, la dicotomia tra l’UE e le grandi piattaforme sta diventando sempre più pressante nell’ultimo periodo storico).

I principi del codice di condotta UE che Twitter sta abbandonando

Il Codice sulla disinformazione, che è stato firmato nel 2022, prevede un netto taglio della monetizzazione per quegli operatori che utilizzano i social network per diffondere disinformazione, prevede la trasparenza della pubblicità in ambito politico, l’eliminazione di account falsi, di bot o di altri account che funzionano attraverso il sistema dell’automazione, l’implementazione della moderazione per fornire degli strumenti di difesa agli utenti contro la disinformazione, l’istituzione di task force e di centri di trasparenza all’interno delle piattaforme per la realizzazione di periodiche relazioni e per la presentazione dei risultati raggiunti dalle varie piattaforme social nella lotta alla disinformazione. Sono quasi 50 obiettivi specifici, divisi in queste macro-aree che sono state elencate. Twitter, ora, potrebbe smarcarsi dal rispetto di ciascuno di questi obiettivi. O accettare di rispettarli solo in parte.

Share this article
TAGS