I giornali indipendenti russi che hanno usato le piattaforme digitali per aggirare la censura
Ci sono diverse modalità di azione: tutte sfruttano le potenzialità individuate nel web per poter continuare a svolgere correttamente il proprio lavoro
08/05/2023 di Gianmichele Laino
In un contesto già non particolarmente roseo (nel 2013 la Russia era già classificata al 148º posto su 179 tra i Paesi monitorati da Reporter senza frontiere per la libertà di stampa), i giornalisti e i media indipendenti che si rivolgono all’audience russa hanno dovuto fronteggiare una serie di leggi create ad hoc, successivamente all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca. Tra queste, c’era la legge – approvata dalla Duma – che impediva di definire “guerra” quella che veniva etichettata come “operazione speciale” e che vietava la diffusione di fake news sull’esercito russo (comportamento che poteva significare anche una pena detentiva, oltre al pagamento di corpose sanzioni). Per questo motivo, la stampa indipendente in Russia (che pure esiste e che ha combattuto delle battaglie molto vivaci di opposizione rispetto alla politica del presidente Vladimir Putin) ha dovuto inventare soluzioni sempre nuove per uscire dal cono d’ombra della censura e per cercare di sfuggire ad etichettature previste dal Roskomnadzor (il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media), che spesso indicavano i media come aziende “non gradite” dal regime. In questi tentativi di sfuggire alla censura, il ruolo di internet – le tecnologie e le piattaforme che internet mette a disposizione – è stato un vero e proprio motivo di speranza.
LEGGI ANCHE > Il progetto UNHCR per sostenere profughi e rifugiati ucraini attraverso le criptovalute
Internet contro censura dei giornali indipendenti russi
Per farlo, si usano strumenti noti o si costruiscono strumenti ad hoc. Il risultato da raggiungere è quello di cercare di evitare il blocco di link o di siti che il governo di Mosca non ritiene graditi, poiché avrebbero offerto un contesto informativo diverso rispetto a quello che veniva fatto passare dalla narrazione governativa ufficiale, soprattutto sul tema della guerra in Ucraina (ma la questione, in Russia, è addirittura precedente, basti pensare allo spazio negato all’informazione delle opposizioni a Putin, incarnate negli ambienti che ruotano intorno alla figura di Aleksej Navalnyj).
Ovviamente, dobbiamo considerare un contesto in cui, anche dal punto di vista dell’ecosistema mediatico occidentale, sono stati istituiti blocchi per i media considerati filo-russi. Internet dà e internet toglie: nei primi giorni successivi all’invasione dell’Ucraina, ad esempio, erano tantissimi i casi di social media (come Facebook o Twitter) o motori di ricerca (come Google) che penalizzavano o oscuravano siti di informazione governativa di Mosca. Dalla Russia è stata colta la palla al balzo quasi per giustificare (e per inasprire) la sua azione di censura preventiva nei confronti di media non allineati, operazione che era già iniziata – come abbiamo avuto modo di evidenziare – già in passato.
Come vengono sfruttati gli strumenti “tradizionali” di internet per aggirare la censura
Ovviamente, ci sono degli strumenti che sono a disposizione di tutti e che gli esperti della comunicazione non potevano non conoscere. Si tratta delle famose VPN che permettono di aggirare eventuali blocchi su siti decisi dalle autorità locali o delle estensioni TOR di vari social network, messe a disposizione di quei giornalisti indipendenti che intendono aggirare la censura. C’è ovviamente Telegram, che è una piattaforma (fondata dal russo Pavel Durov) che promette di mantenere il segreto rispetto ai dati personali degli utenti che se ne servono e che è stato un canale fondamentale per la comunicazione alternativa anche in Russia. Si tratta di prime barriere per permettere, soprattutto a quei giornalisti – 150, secondo le fonti consultate da CPJ, il comitato per la protezione dei giornalisti – che hanno deciso di lasciare la Russia dall’inizio delle operazioni militari in Ucraina.
Tuttavia, ci sono anche delle soluzioni differenti che, negli ultimi mesi, sono state intraprese e supportate dai principali organi di stampa indipendente che in passato operavano con continuità in Russia. Una di queste è sicuramente Samizdat Online, una piattaforma che è stata creata per diffondere articoli dei siti bloccati dal governo russo e bielorusso. Consultandola l’8 maggio, ad esempio, si potevano leggere testi a proposito del crollo della libido delle donne in Bielorussia a causa della dittatura, del bluff (o dell’ammutinamento militare) del capo della Wagner Prigozhin, dell’introduzione – sempre in Bielorussia – di controlli temporanei sul confine russo.
Samizdat Online utilizza un server centralizzato per generare domini sempre nuovi (casuali e difficilmente rintracciabili) e di server decentralizzati per la registrazione e per la gestione dei domini stessi. Attraverso questo sistema, Samizdat gioca con il tempo: guadagna vantaggio rispetto alle autorità di Mosca che, prima di individuare un nuovo dominio da bloccare, possono impiegare anche giorni. La presenza e la gestione di un gran numero di questi domini, ovviamente, aumenta ancor di più il grado di confusione. Ovviamente, però, gli utenti della piattaforma possono avere una sorta di aggregato di notizie che arrivano da diverse tipologie di media indipendenti di Russia e Bielorussia: tra i progetti che aderiscono, sicuramente Proekt, iStories, The Insider, Bellingcat, The Moscow Times.