Perché la Commissione UE ha aperto una procedura legale contro X
Una violazione dei termini previsti dal Digital Services Act: da qualche mese, X - come altri social network - era stato richiamato a proposito della diffusione della disinformazione sul conflitto Israele-Hamas
20/12/2023 di Gianmichele Laino
Il tempo di fare un’uscita sull’Unione Europea dal palco di Atreju (non l’unica dell’ultimo periodo, in verità) ed Elon Musk si trova ad affrontare l’ennesima grana che espone X di fronte a una procedura legale avviata dalla Commissione Europea. Oggetto di questa procedura è una presunta violazione del social network di proprietà di Elon Musk in riferimento al Digital Services Act, in particolare a quella parte del corpus legislativo europeo che affronta in maniera completa il rischio della diffusione della disinformazione e del disordine informativo in generale attraverso le piattaforme social. Oggetto del contendere, la pubblicazione – su X – di alcune fake news relative al conflitto Israele-Hamas, scoppiato il 7 ottobre scorso. Ora, Musk dovrà affrontare una procedura UE contro X, fatto che conferma quella che può essere definita una reciproca ostilità: se il founder di Tesla si sente davvero a disagio con tutte le norme europee che, a suo modo di vedere, limitano l’iniziativa imprenditoriale di un social network come X, è pur vero che la Commissione UE (soprattutto attraverso Thierry Breton) non ha mai esitato ad ammonire X sul rispetto delle regole europee.
LEGGI ANCHE > X potrebbe non dover pagare il conto per il DSA
Procedura UE contro X di Musk, di cosa stiamo parlando
La comunicazione della Commissione UE non lascia molto spazio all’interpretazione (così come il post su X di Thierry Breton). Le parti del DSA che sarebbero oggetto di questa violazione sono quelle relative alla trasparenza dei messaggi sulle piattaforme social, alla moderazione dei contenuti, ai cosiddetti dark patterns (ovvero a quelle funzionalità sottintese che portano l’utente esattamente a muoversi come vuole la piattaforma), all’accesso ai dati da parte dei ricercatori. X deve sottoporsi a questo esame in quanto VLOP, ovvero Very Large Online Platform (una definizione prevista dal DSA che riguarda quelle aziende che hanno un certo numero di utenti in Europa). Nonostante più volte X abbia risposto alla richiesta di chiarimenti da parte della Commissione Europea sulla moderazione dei contenuti e sulla possibile diffusione di fake news relative alla guerra tra Israele e Hamas, l’organismo dell’Unione Europea ha stabilito che possano esserci gli estremi per avviare un’azione legale, dal momento che X non ha fornito le rassicurazioni necessarie a garantire il dovuto rispetto del Digital Services Act (relativamente ai contenuti di disinformazione sul conflitto Israele-Hamas). Le stesse richieste di chiarimento erano pervenute, da parte della Commissione UE, a Meta e a TikTok che, però, non saranno oggetto di questa procedura legale.
Oltre alla questione legata alla moderazione dei contenuti di disordine informativo, ci sono anche altri elementi che l’istituzione dell’UE ha preso in considerazione. «L’indagine – fanno sapere dalla Commissione Europea – riguarda presunte carenze nel fornire ai ricercatori l’accesso ai dati raggiungibili dal pubblico di X come previsto dall’articolo 40 del DSA, nonché carenze nell’archivio degli annunci di X. Un presunto design ingannevole dell’interfaccia utente, in particolare in relazione ai segni di spunta collegati a determinati prodotti in abbonamento, i cosiddetti segni di spunta blu».
Ovviamente, l’apertura del procedimento legale – sebbene possa rappresentare un caso guida in termini di DSA – non significa automaticamente che l’ex Twitter abbia effettivamente violato le regole. Sarà compito della Commissione Europea accertare la natura delle accuse: la durata di un’indagine approfondita può essere determinata dalla complessità del caso, dalla misura in cui l’azienda interessata collabora con la Commissione e il suo esercizio del diritto di difesa. Non è escluso, comunque, che nella fase istruttoria la Commissione possa prendere dei provvedimenti – che possono riguardare anche limitazioni sulla piattaforma – nei confronti di X.
«Avvieremo ora un’indagine approfondita sul rispetto da parte di X degli obblighi DSA relativi al contrasto alla diffusione e all’amplificazione di contenuti illegali e alla disinformazione nell’UE, alla trasparenza delle piattaforme e al design dell’interfaccia utente» – ha detto il commissario europeo Thierry Breton. Gli ha fatto eco Musk: «State adottando misure contro altri social media? Perché se avete questi problemi con questa piattaforma e nessuno è perfetto, gli altri sono di gran lunga peggiori». Anche dal lato più politico italiano sono stati registrati alcuni commenti. Ed è interessante, a livello di termometro, riportare quanto scritto su X da Andrea Stroppa, che ultimamente è stato molto vicino a Musk, tanto da fargli più volte da guida nelle sue visite ufficiali in Italia: «Breton – ha detto – sta avviando una campagna repressiva contro la libertà di parola dei cittadini europei, prendendo di mira X ed Elon Musk. Come italiano, seguirò la Costituzione italiana scritta dagli antifascisti dopo la seconda guerra mondiale. Non permetterò a Breton di dirmi cosa devo dire o non dire». Forse la cartina tornasole del fatto che, in certi ambienti (anche prossimi a quelli istituzionali) l’Italia si senta più vicina a Musk che alle decisioni della Commissione Europea sulle piattaforme digitali.