Secondo la Commissione europea, né X e né Facebook riescono a rimuovere subito le fake news su Gaza

La lettera del commissario Thierry Breton e il richiamo ai principi del DSA per evitare confusione negli utenti dei social network

12/10/2023 di Gianmichele Laino

Di fronte alle fake news, a quanto pare, non c’è distinzione di piattaforma. Anche se l’approccio teorico a queste ultime, almeno nelle intenzioni, risulta essere molto diverso. E così, secondo la commissione europea, sbaglia Twitter (ora X) e sbaglia anche Facebook (e il gruppo Meta in generale). Il commissario europeo Thierry Breton, infatti, ha inviato due comunicazioni praticamente speculari a Elon Musk e a Mark Zuckerberg rispetto alla diffusione di video, foto e informazioni testuali fake rispetto ai fatti che si stanno verificando in questi giorni nella striscia di Gaza. Ci sono delle serie preoccupazioni, insomma, della Commissione UE su Gaza per quanto riguarda l’inquinamento dell’ecosistema delle news e del disordine informativo che, conseguentemente, si viene a generare.

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Commissione UE su Gaza, le comunicazioni di Breton a Musk e Zuckerberg

«Vi invito urgentemente a garantire che i vostri sistemi siano efficaci – ha spiegato Breton -. Inutile dire che mi aspetto anche che siate in contatto con le autorità di contrasto competenti e con Europol e che via assicuriate di rispondere tempestivamente a qualsiasi richiesta [di eliminazione dei contenuti]». L’orizzonte concesso da Breton a Meta è piuttosto breve, perché si aspetta una risposta dall’azienda di Menlo Park entro le 24 ore successive all’invio della comunicazione.

Da questo punto di vista, a mezzo stampa, Meta ha assicurato che le sue operazioni di moderazione sono sempre efficaci e sono sempre attive 24 ore su 24. L’appello di Breton, comunque, fa un riferimento al DSA, il Digital Services Act, che è stato licenziato qualche mese fa in forma ufficiale: il regolamento prevede che la disinformazione e la diffusione di immagini, video e testi fake debbano essere mitigate e i rischi derivanti da tutto ciò debbano essere presi seriamente in considerazione. Non è un caso che, presso la commissione europea, è istituito un tavolo tecnico che riunisce tutte le grandi aziende di Big Tech e che punta, nella fattispecie, a individuare delle regole comuni per una seria moderazione dei contenuti.

Un tavolo da cui, tuttavia, Twitter/X è uscito, per volontà espressa da Elon Musk. Il proprietario del social network è stato raggiunto a sua volta da una comunicazione di Thierry Breton, qualche ora prima rispetto alla lettera inviata a Meta.

Stessi toni e stesse tempistiche previste anche per X che, però, a differenza di Meta si è sempre mostrato molto diffidente rispetto alle indicazioni (interpretate a volte come vere e proprie limitazioni) che sono arrivate dalla Commissione Europea. Il problema, dunque, sussiste e continua a sussistere, vista l’ampia disponibilità di contenuti fake sulle piattaforme, l’impossibilità di intercettarli immediatamente e – soprattutto – senza che prima siano stati, visti, condivisi, magari scaricati e riproposti in altri contesti e piattaforme. La disinformazione – e lo si vede sempre di più quando si parla di contesti bellici, come quello in Ucraina prima e quello a Gaza poi – corre più veloce quando ci sono di mezzo le grandi piattaforme social. Ed è un processo irreversibile, non c’è DSA o comunicazione di Breton che tenga.

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