La libertà in rete è calata anche a causa dell’AI

L'ultimo rapporto della ong Freedom House ha messo in evidenza il ruolo dell'intelligenza artificiale nella diminuzione del grado di libertà di internet

11/10/2023 di Ilaria Roncone

Disinformazione e propaganda a mezzo internet trovano nelle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale un alleato formidabile. Freedom House – che opera come organizzazione non governativa internazionale che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su temi cardine come democrazia, libertà politiche e diritti umani – ha recentemente sottolineato, in un report, come l’intelligenza artificiale sia un potentissimo strumento di manipolazione delle opinioni pubbliche, arrivando a minare seriamente la fiducia nell’informazione online e la sua credibilità.

Come provato nel documento dai ricercatori, solo nel corso del 2022 sono stati almeno sedici i Paesi che hanno sfruttato l’AI per scopi di propaganda, manipolazione, diffamazione degli avversari. Tutto questo, ovviamente, per influenzare l’opinione pubblica autoctona.

LEGGI ANCHE >>> Per DALLE-E 3 (e per l’AI in generale) le donne queer non esistono

L’intelligenza artificiale si diffonde e la libertà in rete diminuisce

Questa edizione della ricerca “Freedom on the Net” è stata pubblicata il 4 ottobre e ha portato alla luce, in maniera inequivocabile, come l’intelligenza artificiale stia contribuendo a rendere internet un luogo meno libero. C’è da segnalare, in questo senso, che è il tredicesimo anno consecutivo che viene rilevato questo risultato.

Con questa analisi si punta a capire, di anno in anno, il grado di libertà in rete nei vari Paesi presi in esame incrociando tra loro una serie di fattori (le leggi più o meno restrittive sull’espressione online, le drastiche chiusure di internet). Tra i Paesi che maggiormente hanno contribuito a questo calo di libertà di espressione vengono segnalati l’Iran («paese che ha registrato il peggior declino di quest’anno, poiché le autorità hanno chiuso il servizio internet, bloccato WhatsApp e Instagram e aumentato la sorveglianza nel tentativo di sedare le proteste antigovernative»), il Myanamar «è arrivato vicino a spodestare la Cina come il peggior ambiente al mondo per la libertà di internet, titolo che quest’ultimo paese ha mantenuto per il nono anno consecutivo»), le Filippine («quando il presidente uscente Rodrigo Duterte ha utilizzato una legge antiterrorismo per bloccare i siti di notizie che erano stati critici nei confronti della sua amministrazione».

Per quanto riguarda il primo in classifica, invece, si parla del Costa Rica il cui «status come campione della libertà di Internet è stato messo in pericolo dopo l’elezione di un presidente il cui responsabile della campagna ha assunto troll online per molestare alcuni dei più grandi media del paese».

Gli usi pericolosi dell’AI che minano la libertà in rete

Nel report si evidenzia come l’AI sia uno strumento utile per potenziare le campagna di disinformazione online, con «47 governi hanno utilizzato commentatori per manipolare le discussioni online a proprio favore durante il periodo di copertura, il doppio rispetto a dieci anni fa». Accedere a strumenti sempre più efficaci che permettono di generare testo, audio, video e immagini manipolate è sempre più semplice. Tutto questo, ovviamente, va a stimolare una crescita della disinformazione sia in termini quantitativi che in termini qualitativi.

Oltre a questo, tramite l’AI per i governi è più semplice gestire la censura online: «I governi autoritari tecnicamente più avanzati del mondo hanno risposto alle innovazioni nella tecnologia dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale, tentando di garantire che le applicazioni rispettino o rafforzino i loro sistemi di censura», si legge sul report, che evidenzia come «i quadri giuridici in almeno 21 paesi impongono o incentivano le piattaforme digitali a implementare l’apprendimento automatico per rimuovere discorsi politici, sociali e religiosi sfavoriti».

Share this article