Il conflitto a Gaza è il primo banco di prova per la tenuta dell’informazione su Threads

La questione diventa addirittura più evidente se si fa il confronto con il nuovo Twitter (o meglio, X) di Elon Musk

10/10/2023 di Gianmichele Laino

Probabilmente ci sarà un Threads prima di Gaza e un Threads post Gaza. Perché anche il modo di raccontare una guerra può essere indice dell’affidabilità e dell’usabilità di un social network. Se anche con gli ultimi mesi del conflitto in Ucraina non si era capito, con le immagini e le foto che arrivano da Gaza è risultato a tutti più evidente: ci stiamo riferendo a Twitter – o meglio a X – che ha davvero abbassato il suo livello di controllo delle fonti e delle affermazioni che vengono diffuse a causa (lo abbiamo sottolineato più volte) dell’ostinazione di Elon Musk nel limitare di molto la moderazione dei contenuti. In questo modo, video fake o fuori contesto si sono moltiplicati, mentre le etichette con cui X cerca di porre un argine alla disinformazione a fatica tengono il passo della disinformazione. Negli ultimi giorni, alcuni osservatori esperti – tra cui Casey Newton (ex caporedattore di The Verge, attualmente coordinatore della newsletter Platfomer) – hanno notato, negli Stati Uniti, un flusso anomalo di utenti per Threads, il nuovo social network made in Meta, da molti visto come “l’Instagram del testo”.

LEGGI ANCHE > Infodemia di guerra: la storia del video dei “bombardamenti israeliani su Gaza”

Threads post Gaza, perché la guerra potrebbe essere un momento di svolta per il nuovo social

Sebbene non sia immune da fake news (perché anche su Threads ha girato molto il video che ha mandato in confusione anche alcuni media italiani, con i festeggiamenti di una squadra di calcio algerina spacciata per un bombardamento israeliano su Gaza), Threads al momento è una community molto più gestibile. E – sebbene il suo focus sia principalmente sul testo – negli Stati Uniti, dove è attualmente operativa al 100%, si sta configurando sempre di più come strumento a cui attingere per ricercare fonti attendibili e verificate su un fatto di attualità.

Non sembra essere, comunque, il focus che Meta prevede per questo suo nuovo social network. Le notizie non hanno quasi più spazio sui social di proprietà di Mark Zuckerberg ma comunque, rispetto a Twitter, riescono a trovare una comfort zone. L’esistenza di creators, di editors, di testate verificate “per merito” e non previo pagamento di un abbonamento che potrebbe estendere a chiunque questo status, impone già di per sé una sorta di confine entro cui rifugiarsi per ricercare delle informazioni corrette.

Poi, è vero, Meta si sta sempre più distaccando dal mondo dell’informazione e la cosa sarà ben più evidente in Europa, dove i regolamenti approvati a Bruxelles – dal digital services act, passando per le norme sul copyright, arrivando a quelle sull’intelligenza artificiale – sembrano essere abbastanza respingenti per tutti gli strumenti di Big Tech. In ogni caso, il rilascio di una funzione di Threads che agisce anche nella versione desktop e la promessa dell’aumento delle funzionalità potrebbe agevolare l’utilizzo dello strumento, almeno dall’altra parte dell’oceano, in attesa dello sbarco in Europa. Come per ogni innovazione, in ogni caso, un fatto di attualità particolarmente rilevante può rappresentare una svolta. La coincidenza con il declino di Twitter – almeno dal punto di vista qualitativo – può fare il resto.

Share this article
TAGS