Il governo festeggia l’arresto di Messina Denaro ma vuole limitare l’intercettazione con i trojan

Le intercettazioni sono state di fondamentale importanza nell'arresto di Matteo Messina Denaro e il parere del governo Meloni di un mese fa rispetto a quello di oggi appare un po' confuso

17/01/2023 di Redazione Giornalettismo

Ricapitoliamo la questione intercettazioni e il dibattito che ne è nato con l’arrivo di questo governo. L’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito i trojan un’«arma incivile» da utilizzare. Delle intercettazioni, secondo l’attuale governo, si farebbe uso e abuso in maniera eccessiva per i reati minori e i dati trapelati finirebbero sui giornali con troppa leggerezza. Le intercettazioni, però, sono state grandi protagoniste e decisive nel percorso che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro – che, ora, la destra italiana rivendica fieramente -. Considerato che con l’attuale governo siamo stati a un passo dal disporre l’utilizzo delle intercettazioni nelle chat di chi organizza i rave – con tutti i conseguenti reati minori -, è bene fare chiarezza sulla posizione del ministro Nordio e di Giorgia Meloni, sul ruolo delle intercettazioni Messina Denaro e sul confine che sarebbe opportuno tracciare quando si parla dell’utilizzo di questo strumento e della pubblicazione delle informazioni che dalle intercettazioni derivano.

LEGGI ANCHE >>> Perché non sarebbe potuto bastare il solo “database oncologico” per arrivare a Messina Denaro

Intercettazioni Messina Denaro, quanto sono state decisive nelle indagini?

Vediamo, innanzitutto, il peso specifico dell’uso delle intercettazioni nell’arresto del super boss mafioso Messina Denaro, rimasto latitante per trent’anni e considerato tra i maggiori ricercati al mondo. La possibilità di intercettare le comunicazioni tra Messina Denaro, familiari e amici è stata determinante innanzitutto – come spiega anche Il Fatto Quotidiano – per capire che l’uomo era malato e per arrivare al nome Andrea Bonafede (che corrisponde a quello di un nipote di un suo fedelissimo). Da almeno tre mesi gli inquirenti si muovevano analizzando le conversazioni da cui emergeva che Messina Denaro sapeva di essere sotto controllo e che l’uomo era tanto malato da aver avuto necessità di subire due interventi, uno a Marsala e uno a Palermo. Il fatto che Messina Denaro sarebbe stato nella clinica in cui l’arresto ha avuto luogo era emerso dall’intercettazione delle comunicazioni del vero Andrea Bonafede, che è stato accertato essere da un’altra parte.

Non ha avuto dubbi, il capo dei pm di Palermo Maurizio De Lucia, sulla fondamentale importanza delle intercettazioni nel caso di Messina Denaro e – più in generale – per le indagini di mafia: «Senza intercettazioni non si possono fare le indagini di mafia – ha detto De Lucia nel corso della conferenza stampa con la quale sono stati dati maggiori dettagli sull’arresto del boss mafioso -. L’indagine si basa su due pilastri fondamentali: uno è quello delle intercettazioni che, se fosse il caso di ribadirlo, sono indispensabili e irrinunciabili per il contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Senza le intercettazioni non si possono fare le indagini e le indagini non portano a nessun risultato. Questa è la cosa più importante che deve essere chiara», ha concluso il pm, sottolineando che in questo caso non c’è stata possibilità di avvalersi di collaboratori di giustizia.

La posizione del governo Meloni sulle intercettazioni

Nella serata di ieri Giorgia Meloni, intervistata durante Quarta Repubblica su Rete 4, ha ammesso che «le intercettazioni per come sono utilizzate nei procedimenti di mafia sono fondamentali, sono uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno. Per questo genere di reati nessuno lo ha mai messo in discussione. Il ministro della Giustizia ha posto l’attenzione sul rapporto tra intercettazione e quello che diventa di pubblico dominio».

Anche Nordio ha definito le intercettazioni uno strumento «assolutamente indispensabile nella lotta contro la mafia e il terrorismo». «È illusorio pensare che arresti come questo avvengono per un colpo di fortuna, ma anche illusorio pensare che la mafia possa essere combattuta perché si arrestano boss. È un fenomeno radicato e diffuso che va combattuto con un arsenale di armi dalla tecnologia alle indagini finanziarie, dall’osservazione al pedinamento e controllo delle persone e con una rivoluzione copernicana culturale – ha detto Nordio -. Le intercettazioni sono fondamentali per la ricerca della prova e per comprendere i movimenti di persone pericolose. Però bisogna cambiare radicalmente l’abuso che se ne fa per i reati minori con conseguente diffusione sulla stampa di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini».

Attualmente alla polizia viene data la possibilità di usare le intercettazioni, entrando nei dispositivi mobili dei cittadini, in caso di delitti che prevedono l’ergastolo, di reati contro la pubblica amministrazione non inferiori ai cinque anno, di molestie, di contrabbando, di delitti relativi al traffico di sostanza stupefacenti o psicotrope e – appunto – per indagini relative a mafia e terrorismo.

«Le intercettazioni il più delle volte non nascono per il contrasto alle mafie»

Se quell0 che dicono Meloni e Nordio sembra avere un senso molto chiaro, il punto è che non è tutto bianco o nero e, come ha fatto notare Federico Cafiero de Raho del M5S, «le intercettazioni il più delle volte non nascono per il contrasto alle mafie. Alle mafie si arriva dopo. Perché le intercettazioni partono dalla corruzione e da altri reati e, sviluppandosi su questo binario, poi arrivano a tutto quello che c’è dietro». Andare sempre più a fondo, scavare nella struttura delle mafie, dipende quindi anche dalla possibilità di indagare opportunamente su corruzione e altri reati.

Barbara Florida, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, ha riferito – parlando a L’Aria che tira – che fino a poche settimane fa il ministro della Giustizia «diceva con assoluta sicumera che “i mafiosi non parlano al telefono”, per giustificare l’attacco alle intercettazioni. Oggi invece – fa notare Florida – lo stesso Nordio fa sapere che “le intercettazioni sono indispensabili per il terrorismo e la mafia”. È questo il livello del governo targato Giorgia Meloni: su argomenti decisivi per la vita dei cittadini e del Paese cambiano idea come le stagioni fino a smentire addirittura se stessi», ha concluso la capogruppo al Senato.

Share this article