Dal resoconto di Whatsapp all’India dopo le nuove regole imposte dal Governo

Secondo le nuove regole entrate in vigore a maggio, i social media devono rendere al governo indiano un rapporto di conformità ogni mese

16/07/2021 di Giorgia Giangrande

È arrivato il primo resoconto di Whatsapp India al governo, che dallo scorso maggio ha fatto entrare in vigore delle regole che impongono ai social media determinati vincoli, tra cui l’invio mensile di un rapporto di conformità, in cui vanno specificati quanti reclami hanno ricevuto dagli utenti indiani e quali azioni hanno intrapreso.

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Gli account bloccati da Whatsapp India

Sulla base di quanto riportato nel primo rapporto di conformità e raccontato da CNN Business, Whatsapp ha bloccato 2 milioni di account di utenti indiani in un mese per prevenire comportamenti dannosi. L’app di messaggistica di proprietà di Facebook ha detto che più del 95% dei 2 milioni di account bloccati tra il 15 maggio e il 15 giugno sono stati banditi «a causa dell’uso non autorizzato di messaggi automatici o di massa», ovvero i cosiddetti messaggi di spam.

Le limitazioni di Whatsapp, però, sarebbero state attuate a prescindere dalle imposizioni del governo indiano, poiché dal 2018 il servizio ha iniziato a limitare la capacità degli utenti di tutto il mondo di inoltrare messaggi, dopo che le bufale virali sulla sua piattaforma sono state accusate di un’ondata di violenza di massa in India, come riporta questo articolo di Repubblica.

Whatsapp fa causa al governo indiano

Se da una parte Whatsapp tiene a bada il governo indiano rispettando i termini e i tempi del resoconto, d’altra parte però non si fa andar bene proprio tutto. E infatti ha fatto causa al governo indiano perché le autorità vogliono che le aziende rintraccino il la prima fonte dei messaggi, quando richiesta. Il governo ha comunque detto che tali richieste verrebbero fatte solo in relazione a reati gravi, ma WhatsApp è preoccupata perché rendicontare anche questo significherebbe mettere fine a qualsiasi garanzia di privacy degli utenti.

«Richiedere alle app di messaggistica di tracciare le chat è l’equivalente di chiederci di tenere un’impronta digitale di ogni singolo messaggio inviato su WhatsApp, che violerebbe la crittografia end-to-end e minaccerebbe il diritto alla privacy degli utenti», ha detto un portavoce della società in una dichiarazione a CNN Business lo scorso maggio.

Essere nella posizione di poter sentenziare su qualcosa che non si condivide è sicuramente indice di quanto grande sia la potenza di questi network. Nel caso specifico di Facebook, il genitore di Whatsapp che – in quanto tale – protegge da un sistema pressante e controllante i propri clienti.

 

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