Primarie democratiche e repubblicane Usa 2016, i risultati: vincono Clinton e Trump

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Spencer Platt/Getty Images

DONALD TRUMP

Il successo della candidatura di Bernie Sanders non è  stato però la novità più sorprendente di questa stagione presidenziale. Le primarie repubblicane sono state infatti caratterizzate da un andamento ancora più curioso dell’ampio favore goduto da un candidato che si dichiara socialista. Nell’autunno del 20145 nei sondaggi più del 50% degli elettori repubblicani si dichiarava orientato a votare per tre candidati che non sono politici di professione: il miliardario Donald Trump, il neurochirurgo Ben Carson e l’ex manager Carly Fiorina. Le indagine demoscopiche rilevate a molto tempo dal voto hanno un valore relativo, ma hanno anticipato il successo mediatico di Donald Trump. La nomination del Gop avrebbe dovuto registrare il consueto confronto tra i candidati dell’establishment del partito, legato a Wall Street e alla grande impresa americana, e quelli appoggiati dalla base conservatrice. I numerosi governatori e senatori che stanno però partecipando alle primarie repubblicane più affollate degli ultimi decenni non sono riusciti a intercettare, almeno per il momento, il desiderio di radicale cambiamento che attraversa buona parte della destra americana. Un’impresa riuscita a Donald Trump, uno degli imprenditori più noti degli Stati Uniti già prima di entrare nell’agone politico. Figlio di uno dei più ricchi immobiliaristi di New York City, Fred Trump, il vincitore delle primarie GOP è diventato uno degli imprenditori di maggior successo degli USA negli anni settanta e ottanta, diventando tra l’altro un volto noto delle copertine dei giornali grazie alle sue chiacchierate avventure sentimentali. Nello scorso decennio The Donald è diventato anche un noto volto TV, grazie al successo di un reality show in cui selezionava personale per le sue aziende. Lo slogan con cui eliminava i concorrenti, “You’re fired”, Sei licenziato, è diventato una frase culto negli USA. Dopo l’elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump si è imposto come uno dei più feroci critici dell’amministrazione democratica, raccogliendo un’enorme attenzione mediatica. Il miliardario USA ha polemizzato con Obama anche sul suo certificato di nascita, rilanciando così la polemica del movimento dei “birtherism”, i complottisti che reputano che il primo presidente nero degli Stati Uniti non sia nato sul suolo americano, e quindi eletto illegittimamente secondo la Costituzione. Benché abbia diverse proposte non in linea con l’ortodossia repubblicana, come l’aumento delle tasse sui ricchi o l’appoggio a una copertura sanitaria universale, Donald Trump ha trovato un enorme consenso nella base conservatrice grazie alle sue posizioni radicali sull’immigrazione. The Donald ha proposto la costruzione di un muro alla frontiera con il Messico, e la deportazione dei milioni di immigrati irregolari che vivono negli USA. Posizioni marginali tra i vertici repubblicani, ma piuttosto popolari nella base conservatrice del partito, bianca e piuttosto anziana. La carica anti establishment, l’enorme notorietà e popolarità, così come la caratterizzazione su alcuni punti molto cari alla destra repubblicana hanno favorito la trasformazione delle primarie repubblicane in una sorta di Donald Trump Show quasi permanente.

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La media dei principali sondaggi nazionali degli ultimi mesi sulle intenzioni di voto per le primarie repubblicane

Photo credit: Andrew Burton/Getty Images

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