Dopo quasi un mese, Salvini spiega che con «pieni poteri» intendeva «governo operativo»

04/09/2019 di Enzo Boldi

Ovviamente era stato frainteso. La rassicurazione, però, è arrivata a quasi un mese da quell’improvvida dichiarazione che ha avuto come intendo dichiarato quello di porre fine all’esperienza di governo con il Movimento 5 Stelle per tentare (vanamente) la via delle urne. La storia dei «pieni poteri» viene spiegata dallo stesso Matteo Salvini in un passo della sua intervista pubblicata quest’oggi su Libero. La colpa, come al solito (secondo lui) è delle strumentalizzazioni che ne sono state fatte. Ma lui ci ha messo un po’ a spiegarla (e comunque non sembra essere ancora così chiaro) da quell’8 agosto, primo giorno dell’Apocalisse sul governo gialloverde.

«È stata strumentalizzata – ha detto Matteo Salvini nella sua intervista a Libero -. Chiedevo pieni poteri nel rispetto della Costituzione». E ci mancherebbe anche che li avessi andando contro la Costituzione, si sarebbe potuto obiettare al leader della Lega. Sta di fatto che quella mossa fu un’autorete pazzesca e clamorosa, un ginepraio in cui si è infilato pensando di poterlo gestire. Ma anche lui è rimasto col cerino in mano.

Salvini ci spiega i pieni poteri

Il fraintendimento per quella frase sui pieni poteri, poi, viene spiegato dettando quella che era la sua agenda nel momento in cui ha deciso di aprire la crisi con il Movimento 5 Stelle (cosa di cui non si vergogna, né rinnega): «Volevo un governo operativo, non bloccato dai veti, come ormai era quello M5S-Lega». Quel Movimento 5 Stelle da cui, qualche giorno dopo la bufera, è tornato a bussare per vedere le reazioni davanti allo spioncino del portone.

Il ritorno dal Movimento 5 Stelle

Ma anche su quello, ora Matteo Salvini dà una spiegazione per rinverdire i suoi muscoli politici inflacciditi dai colpi ricevuti nelle ultime settimane: «Non sono tornato indietro. Ho solo provato a vedere se una parte di M5S preferiva i sì ai no ed era disposta a cambiare certi ministri che non funzionavano e bloccavano il Paese». Ma è stato troppo tardi.

(foto di copertina: ANSA / MATTEO BAZZI)

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