Perché TikTok ha scelto di pagare gli utenti europei?

Sembra una mossa per contrastare, in qualche modo, le inchieste della Commissione che la piattaforma sta affrontando in questo periodo

17/04/2024 di Gianmichele Laino

Mettiamo in chiaro una cosa: nell’ecosistema digitale – ma ormai sempre di più anche nella vita – nulla viene “regalato” o “concesso” senza una apparente ragione. Per questo bisogna sempre stare molto attenti a considerare una mossa come l’introduzione di TikTok Lite e della funzionalità che permette agli utenti di ottenere del denaro sulla base della loro navigazione in app e sul tempo trascorso per saltare da un video all’altro nei Per Te. Non si tratta di una munifica mossa di marketing, al contrario potrebbe essere il frutto di una vera e propria esigenza della piattaforma made in ByteDance per evitare una serie di problemi derivanti da un’indagine della Commissione Europea.

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Perché TikTok paga gli utenti, le possibili motivazioni

TikTok non ha particolari problemi a livello di numeri, nemmeno in Europa. Il social network risulta costantemente in ascesa tra le piattaforme digitali più utilizzate, facendo leva soprattutto sull’utilizzo della Generazione Z. Dunque, potremmo escludere la mossa di marketing per fare in modo di tagliare fuori i social network concorrenti come Facebook e Instagram e per monopolizzare il mercato della fruizione dei contenuti. Escludendo, quindi, la funzione commerciale, possiamo passare a prendere in considerazione l’ipotesi dell’escamotage per aggirare alcune problematiche che, soprattutto a livello europeo, venivano fatte notare a TikTok.

Qualche mese fa, il commissario europeo Thierry Breton, ha comunicato la notizia di un’indagine della Commissione Europea sulla piattaforma di ByteDance perché, al contrario di quanto previsto dal Digital Services Act, l’app potrebbe presentare degli elementi – nel design, ma anche negli ostacoli che gli utenti incontrano per uscire dalla piattaforma – che tengono ancorati in maniera sin troppo aggressiva i fruitori ai suoi contenuti. Il fatto di stabilire un compenso, accettato dall’utente, per un maggior periodo di tempo trascorso sulla piattaforma andrebbe a incidere su questo aspetto contestato dalle istituzioni UE.

Se l’utente è consapevole del fatto che restare sulla piattaforma gli consente un guadagno minimo e se, per sua scelta, decide di continuare la navigazione in piattaforma, allora il meccanismo non presenta tecniche subliminali o comunque non esplicite per tenerlo aggrappato a essa. TikTok, a questo punto, potrebbe dire che il fatto che l’utente non esca dalla sua piattaforma è determinato da una scelta precisa di quest’ultimo e non da una forzatura strutturale nell’architettura dell’applicazione. Una interpretazione sicuramente innovativa dei principi che puntellano il Digital Services Act e che puntano a favorire la concorrenza nei servizi digitali, ma che comunque solleverà più di un interrogativo tra le istituzioni nazionali e comunitarie.

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