La disputa sulla «banana nuda» nel processo tra Apple e Epic Games

Un curioso scambio di battute tra gli avvocati della mela e di Fortnite ha avuto come centro il ruolo della banana Peely

16/05/2021 di Gianmichele Laino

Chi gioca a Fortnite in maniera continuativa e con un certo trasporto è ben a conoscenza delle vicende di Peely, l’iconica banana che entra a far parte del game. Sono noti, soprattutto, i suoi outfit ed è noto anche il fatto che, in alcuni casi, Peely si è mostrato nella sua versione naked, nuda. Incredibilmente, questo dettaglio è entrato a far parte di una disputa all’interno di un processo – che in realtà sta assumendo dei contorni molto più decisivi di quanto possa sembrare – che si sta svolgendo e che vede, in opposizione tra loro, Apple e Epic Games (l’azienda che ha prodotto proprio Fortnite).

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Peely e tutte le altre storie della causa tra Apple e Fortnite

L’aneddoto della banana è presto liquidato. A quanto pare, nel corso di una delle udienze del processo, l’avvocato difensore di Apple ha mostrato una foto di Peely in smoking, chiedendo a Matthew Weissinger – Vice Presidente del Marketing di Epic Games che stava testimoniando in quel momento – se quello fosse effettivamente un personaggio di Fortnite. Weissinger, incredulo, ha risposto: «Certo, è Peely». L’avvocato di Apple voleva arrivare proprio a questo punto per lanciare la sua stoccata: «Abbiamo pensato che fosse meglio mostrare una foto in cui indossa un completo, piuttosto che dare spazio alla banana nuda, visto che questa mattina siamo in una corte federale». La versione naked di Peely, infatti, è stata ritenuta non adatta al pubblico a cui si rivolge Fortnite.

Si tratta di un elemento di una strategia ben precisa da parte di Apple che, come vedremo, si inserisce in un contesto più ampio. La tesi di Cupertino è che Fortnite mandi messaggi collegati all’universo della pornografia, a partire dalla gestione del suo stesso store che darebbe accesso troppo facilmente a contenuti per adulti.

Cosa c’entra la banana nella causa tra Apple e Epic Games

Già, perché è lo store indipendente di Fortnite a essere il vero centro focale del processo (tutto il resto che ruota intorno è elemento accessorio e funzionale all’accusa principale). Quando Apple e Google Play permettevano la presenza di Fortnite sui loro store, ottenevano percentuali importanti sul download dell’applicazione. Una posizione dominante, secondo Epic Games che – per questo motivo – aveva trovato un modo per aggirare le regole degli App Store dei due giganti del web. In seguito a questa decisione, Epic Games era stata esclusa e bandita dagli store di Apple e Google. Una scelta che ha innescato la causa della società che produceva Fortnite proprio contro Apple (fare causa a Google sarebbe stato più complesso, vista la presenza di altri store di applicazioni basate sul sistema operativo Android, mentre iOS riguarda solo l’azienda di Cupertino).

Quella che da marzo 2021 sta andando in scena è la più grande causa legata a un’industria di videogiochi. Epic Games vuole dimostrare che Apple si comporta in realtà come un monopolista, ottenendo ricavi indebiti dalle applicazioni di terze parti che mette in vendita sul suo store. D’altro canto, Apple sostiene che questo sia l’unico modo per vigilare sulla correttezza di queste applicazioni, non solo dal punto di vista del funzionamento tecnologico, ma anche dal punto di vista etico-morale. Il fatto che lo store indipendente di Epic Games, ad esempio, dia accesso a giochi per adulti rappresenta il punto chiave su cui Apple ha deciso di battere. E, evidentemente, la nudità di Peely (che, in realtà, da nuda assomiglia esattamente alla parte di banana commestibile) rientra in questo schema. Tutto fa brodo. In questo caso, macedonia.

 

 

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