Carabiniere ucciso, l’altra prof che invece consiglia alle forze dell’ordine «un colpo in testa al reo»

Nella giornata di sabato abbiamo assistito all’indignazione generale contro una professoressa che aveva scritto, a caldo, che l’uccisione di Mario Cerciello Rega comportava il fatto che ci fosse «un carabiniere in meno». Oggi, tuttavia, siamo costretti a registrare un altro commento infelice sulla vicenda, questa volta nei confronti del colpevole dell’omicidio. Secondo Patrizia Starnone, ex avvocato e docente di diritto ed economia a Giaveno (un paese in provincia di Torino), nei casi in cui è necessario, le forze dell’ordine dovrebbero «dare un colpo in testa al reo».

Patrizia Starnone e «il colpo in testa al reo»

Il commento è stato allegato al tanto discusso e discutibile sondaggio della Lega, che sui social network aveva chiesto ai suoi followers se la foto di Gabriel Christian Natale Hjorth fosse davvero shock come avevano scritto alcuni giornali. La risposta della professoressa Starnone, che adesso ha reso il suo profilo Twitter bloccato e accessibile soltanto ai suoi contatti, è stata questa: «È scioccante il fatto che sia stata scattata, pubblicata e che qualcuno si indigni pure dopo l’efferato crimine perpetrato contro il nostro carabiniere. Cari agenti della forze dell’ordine quando è necessario e non vi è altra scelta un colpo in testa al reo, come fanno in ogni altro Paese».

Il post di Patrizia Starnone e quello della prof che diceva del carabiniere ucciso: «uno in meno»

Insomma, un colpo in testa per il reo. Ma la professoressa Patrizia Starnone si è difesa e al Corriere di Torino ha affermato: «Ho invocato semplicemente l’articolo 53 del codice penale, che parla dell’uso legittimo delle armi. Mettere il mio commento e quello dell’altra insegnante che ha parlato di un carabiniere di meno significa che il mondo è alla rovescia. Perché io ho invocato la legge e lei ha mancato di rispetto alla vittima di un omicidio».

Patrizia Starnone – che alle ultime elezioni comunali è stata anche candidata con la Lega -, pur avendo limitato l’accesso al suo profilo in seguito agli insulti ricevuti, ha affermato di non avere cancellato il suo tweet perché ha la coscienza a posto. Tuttavia, le sue parole sono contestabili, perché – anche se ha fatto riferimento al codice penale – quest’ultimo non utilizza di certo un linguaggio così colorito ed esplicito. Ma la rete, oggi, permette anche di ricevere – e ci stiamo riferendo sia alla professoressa di Novara che ha parlato in termini irrispettosi del carabiniere, sia alla professoressa di Giaveno – questo tipo di lezioni.

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