Il giornalista ingiustamente detenuto nello stesso carcere di Patrick Zaky morto di Covid
14/07/2020 di Ilaria Roncone
Dopo la mancata decisione sulla scarcerazione di Patrick Zaky – che dovrà rimanere in carcere altri 45 giorni – Amnesty International tramite la comunicazione del portavoce Riccardo Noury e un tweet, informa che nello stesso carcere dove è detenuto il giovane studente dell’università di Bologna un giornalista ha contratto il coronavirus per poi morire in ospedale. Aumenta la preoccupazione per quanto riguarda lo stato di salute del giovane.
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Patrick Zaky, denuncia di Amnesty Internationa
Morto ieri in Egitto il giornalista Mohamed Monir, affetto da Covid-19. Si era ammalato nel carcere di Tora, lo stesso in cui è detenuto Patrick Zaki. Il rischio contagio nelle carceri egiziane è altissimo#FreePatrick #FreePatrickZakihttps://t.co/f5R1WGWbVB
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) July 14, 2020
Si chiamava Mohamed Monir, era un giornalista egiziano e – come Patrick Zaky – era detenuto in un luogo dove «mai avrebbe dovuto mettere piede», come denuncia il tweet di Amnesty International. La notizia è stata definita dal portavoce Riccardo Noury«terribile ma non inaspettata». La conferma della morte per Covid-19 del giornalista arriva dall’ospedale e ci ribadisce come «il rischio contagio nelle carceri è altissimo».
L’appello allo stato italiano
Amnesty International lancia un chiaro appello allo stato italiano: «Cosa aspetta il governo italiano per sollecitare il rilascio di Patrick?». Dopo l’ulteriore rimando della decisione sulla scarcerazione di 45 giorni la situazione diventa ancora peggiore, con l’imperativo di portare il ragazzo fuori da un luogo in cui è ingiustamente detenuto che – se possibile – è diventato ancora più pericoloso con lo spettro del coronavirus. Il giovane non ha fatto mistero delle violenze subite durante gli interrogatori nel corso di questi mesi e, proprio per le misure anti-Covid, due giorni fa sono stati ascoltati i suoi legali e non lui direttamente. Alla richiesta di liberazione la risposta dei magistrati è stata no, con ulteriore rimando di una sentenza per crimini mai commessi.
(Immagine copertina dai social di Amnesty International)