La proposta di un patentino social evidenzia l’urgenza dell’educazione digitale: come fare?

Il candidato Grimoldi che ha proposto un patentino social pone l'attenzione sulla necessità di una formazione in ambito digitale nelle scuole. Cos'è che dovremmo insegnare ai più giovani?

23/01/2023 di Redazione Giornalettismo

Mauro Grimoldi, candidato alle elezioni regionali nella lista civica di Pierfrancesco Majorino nella circoscrizione di Milano, ha lanciato l’idea di un patentino social che – come chiarisce lui stesso ampliando il punto 4 del suo programma – punta tutto sulla formazione: si tratta, infatti, di una «forma di prevenzione e di educazione civica digitale per chi matura l’età per accedere ai social network e che preveda tra i suoi contenuti insegnare a fruire del mondo virtuale in cui sono immersi i ragazzi, mostrandone le indubbie opportunità come anche i pericoli». Ai microfoni di Giornalettismo il candidato ha spiegato in maniera ancora più approfondita il senso della sua proposta. Considerata quella che – effettivamente – è una necessità per i giovani, cosa dovrebbe insegnare un corso di educazione digitale ai ragazzi che, nella tarda infanzia o nella pre-adolescenza, già si affacciano a questo mondo?


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Nel corso di educazione digitale che vorrei…

I punti da toccare sono, per forza di cose, moltissimi e non si limitano all’utilizzo delle piattaforme social ma allo stare in internet nel senso più ampio del termine. Partiamo da un presupposto fondamentale: il controllo che i genitori dovrebbero esercitare quando si tratta di limiti di età per l’accesso ai social viste le policy precise che ognuna delle piattaforme più amate dai giovani mette in campo. A partire da questa, esistono una serie di buone pratiche che i giovani – avendo a disposizione un parco giochi sempre più ampio di strumenti – devono tenere ben presenti per evitare di incorrere in rischi concreti per la loro crescita, per la loro salute mentale e per la loro vita reale. Rischi dei quali – considerati anche le consapevolezze sul fenomeno dello sharenting che stiamo prendendo – devono essere ben presenti anche a genitori e agli adulti responsabili nella crescita di bambini e ragazzi.

Dal Codice Rosso (legge n.69 del 19 luglio 2019 emanata per porre un argine ai fenomeni di violenza di genere perpetrata anche nel mondo virtuale dei social network) ai profili penali per gli haters passando per la diffusione di una necessaria consapevolezza rispetto all’utilizzo dei dati personali (GDPR) sui social, ci sono una serie di punti principali che andrebbero toccati in un corso che – idealmente – dovrebbe porti come primo baluardo, insieme all’interventi dei genitori, quando per i minori arriva il momento del primo approccio con i social network.

  • Come funzionano social e algoritmi: più volte è stata posta l’attenzione sul funzionamento dell’algoritmo di social come Instagram e TikTok che – troppo spesso – hanno mostrato e ancora mostrano contenuti pericolosi ai minori: autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, cyberbullismo e tutta una serie di contenuti che possono risultare particolarmente pericolosi in una fascia di età in cui non si dispone ancora degli strumenti per comprenderli.
  • Adv occulti: non è sempre facile – nell’ampio parco degli influencer – distinguere chi si comporta secondo legge e chi no quando si parla di adv. Tramite profili social a tema life style e che danno consigli su questo o quell’altro, mascherare la pubblicità è molto, molto semplice. Imparare le regole della pubblicità online e sui social e capire chi utilizza le piattaforme in modo appropriato è fondamentale quando, già in giovanissima età, ci si può ritrovare bombardati da contenuti pubblicitari avendo zero consapevolezza dei meccanismi che ci sono dietro.
  • Truffe online: internet è un luogo di adescamento e i social – sfruttando il meccanismo di viralità del contenuto – sono il luogo di azione per molte persone che promuovono a un pubblico giovane modi rapidi per fare tanti soldi sfruttando, per esempio, l’ingresso in fantomatici gruppi Telegram.
  • Codice Rosso: la legge si concentra sulla prevenzione della violenza di genere e sulla repressione, aggiungendo nuove fattispecie di reato. In particolar modo, l’art. 612 ter c.p. ha aggiunto il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (quello che, più comunemente, viene chiamato revenge porn). Sapere che la punizione per chi si macchia di questo reato (ovvero invio, cessione, consegna, pubblicazione e diffusione di immagini o video sessualmente espliciti senza consenso) è la reclusione da 1 a 6 anni e una multa da 5 mila a 15 mila euro è fondamentale; è poi necessario sapere anche che il reato si configura anche quando coloro che hanno ricevuto o acquistato tale materiale lo invia o lo cede.
  • Rischi per gli hater e conseguenze dell’odio social: stando in rete è fondamentale tanto avere piena comprensione delle conseguenze che odio e bullismo possono generare quanto sapere che l’odio online è un reato. Cosa si rischia diffondendo odio su web e su piattaforme social? La condanna può fare riferimento a diverse tipologie di retato, dalla diffamazione allo stalking passando per l’incitamento all’odio. Con tutte le conseguenze (ben poco piacevoli) di ogni singolo caso.
  • Condivisione di informazioni personali e GDPR: c’è poi un altro aspetto che, troppo spesso, sono i genitori in primis a sottovalutare e di cui – per la complessità del tema – i giovanissimi potrebbero non avere nemmeno contezza. Condividere le informazioni personali con le piattaforme social significa fornire, spesso e volentieri, i propri dati – anche solo le proprie foto – a terze parti con tutti i rischi che ne possono conseguire. In tal senso, risulta fondamentale e necessario per i giovani prendere consapevolezza di una cosa: tutto quello che in rete viene condiviso, in rete rimane rintracciabile anche a distanza di moltissimo tempo.
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