Il caso Orietta Berti e l’importanza dell’hashtag #Adv nei contenuti pubblicitari sui social

Il Codacons ha inviato un'istanza ad AGCM e AGCOM accusando la cantante di pubblicità occulta

17/08/2022 di Enzo Boldi

Non serve solamente a indicizzare, ma è diventato uno strumento (non solo grafico) anche per distinguere i contenuti “spontanei” e “reali” da quelli che sono figli di accordi commerciali con un’azienda. Parliamo degli hashtag, in particolare di quello – diventato obbligatorio per chi fa pubblicità attraverso i propri canali social. Secondo la “normativa vigente” (si tratta di vari pronunciamenti dell’Antitrust), infatti, i creator e influencer devono necessariamente accompagnare i propri contenuti “pubblicitari” con l’hashtag (ma basta anche la dicitura) #Adv, che sta per advertisment. E questo dettaglio è venuto a mancare in due tweet pubblicati sul profilo di Orietta Berti.

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Il Codacons ha immediatamente notato questa mancanza e ha inviato un’istanza – con l’accusa di pubblicità occulta – nei confronti della cantante. Su Twitter, infatti, appaiono due post “pubblicitari” senza che sia esplicitamente dichiarata la natura “commerciale” dei contenuti proposti.

Entrambi sono stati pubblicati lo scorso 27 luglio e l’intento è chiaro ed evidente: si tratta di una pubblicità. E, come confermato dall’agente della cantante ad AdnKronos, in effetti Orietta Berti ha stipulato un accordo commerciale con la catena di supermercati Eurospin per la sponsorizzazione di una nuova linea di abbigliamento e accessori. Ma su Twitter manca l’hashtag #Adv.

Orietta Berti e l’accusa di pubblicità occulta sui social

Sugli altri canali social della cantante, invece, quell’hashtag (diventato simbolo di trasparenza pubblicitaria tra i creatori di contenuti online e gli utenti) è presente. Sia su Facebook che su Instagram.

Come possiamo notare, il messaggio pubblicato sulle tre piattaforme social sono identici. Ma su Twitter manca quell’hashtag che ha portato a quell’accusa – che dovrà essere valutata dagli organi competenti – di “pubblicità verosimilmente occulta o indiretta”. Ma il manager della cantante ha voluto spiegare, sempre ad AdnKronos, il motivo tecnico di quella mancanza: «Il video originale postato su Instagram, ripreso poi su Facebook riportava, nel rispetto delle normative, tutte le diciture che di norma regolano gli annunci pubblicitari, obbligatori per i post che prevedono una sponsorizzazione da parte dell’azienda committente. Lo stesso post è stato rilanciato anche sul canale ufficiale di Twitter, ma nel rilancio, la ridotta capacità numerica dei caratteri disponibili ha involontariamente omesso la dicitura di legge, creando conseguentemente il caso della ‘pubblicità occulta’».

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