Cosa non ha funzionato nel parental control degli operatori telefonici finora?
Una legge da rispettare c'è già dal 2020 ma, come è stato possibile verificare, gli operatori non si sono messi nelle condizioni di fornire un parental control che rispettasse tutte le indicazioni
31/10/2023 di Ilaria Roncone
Perché il parental control delle società di telefonia non ha funzionato fino ad oggi? Andiamo con ordine. Nel monografico di oggi stiamo approfondendo – a venti giorni dal momento in cui le linee guida di AgCom entreranno in vigore – l’obbligo del blocco automatico a otto tipologie di contenuti e siti per tutte le sim che sono intestate a minori. Nel mirino ci sono, tra le altre cose, gioco d’azzardo, pornografia e sette.
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Il parental control doveva essere garantito già dal 2020
L’operato delle società di telefonia – che già dal 2020 avrebbero dovuto garantire servizi di parental control efficaci e gratuiti – non è stato sufficiente, quindi è arrivato l’intervento del Garante per bloccare in automatico l’accesso a otto tipologie di contenuto dai dispositivi che montano una sim intestata ad adolescenti minorenni.
Dal 21 novembre 2023, infatti, a tutti gli adolescenti che hanno un’utenza attivata a proprio nome dovrebbe essere impedito l’accesso – come disposto nella delibera di AgCom – a: contenuti per adulti, siti di gioco d’azzardo e scommesse, contenuti relativi ad armi e violenza, odio e discriminazione, promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche, sette e tutti quei siti che forniscono strumenti e modalità per rendere l’attività online irrintracciabile.
Perché l’azione degli operatori telefonici non è stata sufficiente?
Nell’arco di questi tre anni si sono potuti osservare problemi principalmente su due fronti: il Garante, analizzando la situazione, ha potuto constatare che alcune società di telefonia non hanno garantito un parental control adeguato oppure lo hanno garantito, ma solo a pagamento andando a violare – di fatti – le norme del 2020.
Si parla, in particolare, dell’articolo 7-bis del Decreto legge 28/2020 che ha introdotto l’obbligo, per gli operatori, di implementare «sistemi di controllo parentale» e – in particolare – un «filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco di contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto». I sistemi avrebbero dovuto essere preattivati sulle linee qualora i contratto fosse stato intestato a minori; gratuiti; disattivabili solo in seguito alla richiesta del consumatore.
Dopo la legge, l’AgCom ha avviato una consultazione pubblica sul tema che ha viso la partecipazione di operatori e associazioni. Entrambi hanno avuto la possibilità di proporre soluzioni tecniche e di dire la loro sulla tipologia di contenuti da bloccare. L’altro fronte rispetto al quale sono stati individuati problemi è quello relativo alla necessità – per alcune tipologie di parental control offerte – di ricordarsi di attivare un blocco che altrimenti non sarebbe scattato.
Andando a vedere il parental control offerto dai vari operatori telefonici finora è facile vedere come non ci sia uno standard univoco seguito da tutto: prezzi, limiti, modalità cambiano a seconda di chi le offre. Tutto questo, a partire dal 21 novembre, dovrà cambiare e alcuni operatori hanno già iniziato a comunicare in che modo provvederanno.