Il problema dell’overtourism spiegato nella storia della cittadina che ha “bannato” gli influencer

Il turismo che è esploso grazia ai social e ai meccanismi di viralizzazione dei contenuti sta creando una serie di problemi che, potenzialmente, potrebbero riguardare molti luoghi nel mondo

19/10/2023 di Ilaria Roncone

Partiamo dal presupposto che gli influencer non sono stati effettivamente “bannati”. Si tratta di un modo catchy utilizzato per porre il focus su una questione interessante e fondamentale che riguarda sempre più luoghi e più persone nel mondo. La Sleepy Hollow Farm, fattoria di Sleepy Hollow, è una piccola fattoria a cui si giunge percorrendo una strada sterrata che si trova incastonata tra montagne e boschi. Qui, in autunno, i colori naturali del fogliame danno vita a uno dei tanti spettacoli della natura a cui si può assistere in questa stagione. Questo luogo è stato letteralmente preso d’assalto nelle stagioni autunnali 2021 e 2022, tanto da spingere i residenti a dover prendere una serie di provvedimenti che – per molti – possono sembrare esagerati ma che, una volta ascoltare le testimonianze di chi vive quella realtà raccolte da BBC, assumo un senso diverso. Il tema dell’overourism – che interessa, per altro, moltissime città italiane – dato dal fenomeno del turismo social merita di essere approfondito e compreso fino in fondo.

 

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La storia del paese che banna gli influencer

Il reportage della sezione Travel di BBC tratteggia restituisce perfettamente sia il paesaggio bucolico e l’atmosfera magica che ci si può trovare a vivere in una realtà del genere, sentendosi quasi fuori dal mondo, sia i grandi problemi che tutto questo ha portato ai pochi residenti del luogo (appena 900 persone). A Pomfret, il nome della cittadina che ospita la tanto desiderata nei selfie Sleepy Hollow Farm, ci sono solo una manciata di attività commerciali tra cui un mercato, un centro d’arte con una galleria, un teatro e una serie di fattorie specializzate in prodotti come le mele o le zucche.

Per capire il livello di disagio sperimentato dai residenti di Pomfret bisogna immaginare come, a inizio ottobre, metà delle auto che circolavano in questo luogo avessero targhe di altri Stati. Alcune di queste macchine cariche di turisti, per esempio, si fermavano in mezzo alle strade per fotografare il paesaggio autunnale bloccando tutto. Il problema della grande affluenza difficilmente controllabile di persone, come abbiamo accennato, è cominciato dopo la diffusione virale di Sleepy Hollow Farm – una proprietà privata di 115 acri – su Instagram. La coordinatrice delle mostre della galleria d’arte della cittadini ha affermato che «è un posto bellissimo. È un peccato che sia stato rovinato per tutti. Negli ultimi due anni è stato fuori controllo. Gli autobus turistici scaricavano semplicemente… gente là fuori».

La donna ha raccontato di influencer che scavalcavano regolarmente aree tappezzate di cartelli “Divieto di accesso”, installando cabine per cambi di costume per i servizi fotografici e lasciando le macchine in punti che rendevano impossibile il passaggio agli altri, creando code. A quel punto i residenti sono andati dall’amministrazione locale chiedendo un provvedimento. Lo scorso autunno 2022 le forze dell’ordine hanno temporaneamente trasformato la strada che porta a Sleepy Hollow in un’arteria a senso unico ma, a quanto pare, non è bastato. Per l’autunno 2023 i residenti hanno puntato sul crowdfunding tramite GoFundMe facendo il seguente appello: «Abbiamo sperimentato un’ondata senza precedenti di ‘influencer’ turistici alimentati da Instagram e TikTok […] che hanno danneggiato strade, hanno avuto incidenti, hanno richiesto il traino fuori dai fossati, giardini calpestati, defecato su proprietà private e aggredito verbalmente i residenti». BBC riferisce di 103 donazioni fatte per un totale di oltre 16 mila dollari raccolti.

Oltre a questo, i funzionari della città hanno scelto di chiudere le strade che conducono alla fattoria nel periodo di alta stagione per il foliage (dal 23 settembre al 15 ottobre). Il punto, per i residenti, non è essere contro il turismo ma chiedere a chi viene di trattare la città con rispetto (che significa, tra le altre cose, evitare di violare la proprietà privata).

La questione overtourism e del turismo social

Il problema che si sono trovati ad affrontare gli abitanti di Pomfret è qualcosa su cui abbiamo cominciato a riflettere solo di recente, cominciando a dare peso alle testimonianze delle conseguenze dell’overtourism (a questo proposito risulta interessante leggere due inchieste, quella di Tobias Jones del Guardian – che ha riflettuto su come il turismo abbia reso alcuni luoghi dell’Italia solo sfondi per selfie – e quella di Francesco Marino su Today che, tramite la sua pagina Instagram, ha provato a raccogliere testimonianze di persone che hanno visto il luogo in cui abitano cambiare drasticamente).

Il turismo social – inteso come quello degli influencer che si recano in un posto, lo rendono appetibile con narrazioni che mettono al centro immgini patinate da caricare sui social – può portare questo tipo di problemi per via della viralità. Un conto è rendere virale un’esperienza – con il guadagno cercato da parte di chi ne beneficia perché ha una maggiore affluenza, controllata, per il servizio o per l prodotto che offre -, un conto è rendere vitale il paesaggio che comprende la proprietà privata di qualcuno.

E se essere oggetto di prodotti di intrattenimento diventando, poi, luogo di approdo per turisti è una storia che raccontavamo ben prima dei social (si pensi, ad esempio, a Craco in Basilicata. Questo luogo è visitato da molte persone ed è diventato tanto famoso, in primi, perché vi sono state girate diverse pellicole celebri come La Passione di Cristo di Mel Gibson o Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo) e che posti poco frequentati diventino luoghi di raccolta e di turismo è innegabilmente un beneficio per gli abitanti (si pensi al caso del Ponte Tibetano più lungo d’Europa che ha  popolato parsi come Castelmezzano e Sasso di Castalda, sempre in Basilicata), occorre prestare particolare attenzione ai problemi che il turismo incontrollato può portare in luoghi incontaminati o che, comunque, non hanno modo e maniera (o anche la voglia) di gestire flussi così importanti.

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