I pagamenti elettronici in Italia: l’evoluzione della legge e il balletto delle sanzioni

Dalla comparsa del concetto, relativo solamente ai bancomat, sotto il governo Monti fino alle ultime decisioni che l'esecutivo guidato Meloni sembra intenzionato a prendere

05/12/2022 di Enzo Boldi

Da Monti a Draghi, passando per Renzi e arrivando fino a Meloni. La storia della normativa italiana sull’obbligo – relativo agli esercenti – di accettare pagamenti attraverso lo strumento del POS (i cosiddetti “pagamenti elettronici”) è molto complessa e ricca di colpi di ostacoli che ne hanno ritardato l’applicazione. E ora, con le decisioni che sembrano esser state prese (questo è quanto previsto dal testo dalla Legge di Bilancio 2023 approvato dal Consiglio dei Ministri e che ora sarà al vaglio del Parlamento), sembra essere molto concreto il rischio di una nuova revisione. Soprattutto per quel che riguarda la soglia minima soggetta all’applicazione della legge (e delle relative sanzioni).

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Partiamo dalla fine, ovvero dall’ultima dichiarazione fatta dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in merito proprio all’obbligo POS e l’eventuale innalzamento a 60 euro della soglia minima per l’accettazione da parte degli esercenti dei pagamenti elettronici da parte dei clienti: «Quella dei 60 euro è indicativa, per me può essere anche più bassa. C’è ovviamente un’interlocuzione con la Commissione Ue, perché il tema del pagamento elettronico è fra gli obiettivi del PNRR, bisogna vedere come andrà a finire». Dunque, da Palazzo Chigi arriva una frenata allo stesso testo approvato dal Consiglio dei Ministri. Ovviamente, come accade sempre, quanto definito dal CdM è solamente un testo base che può essere modificato in sede di conversione in legge da parte del Parlamento. E nelle prossime ore dovrebbe arrivare anche il parere da parte della Commissione Europea che aveva chiesto proprio al governo italiano di procedere con tutte le norme possibili per limitare l’evasione fiscale (e ha vincolato parte dei fondi europei del programma Next Generation EU), compreso quella sull’obbligo POS.

Obbligo Pos, la storia della legge in Italia

Questa è l’attualità. Anzi, il futuribile. L’ultimo step che, al di là degli annunci, dei comunicati stampa e delle “bozze” prima della conversione (con potenziali modifiche) in legge da parte di Camera dei deputati e Senato della Repubblica. E come si è arrivati a tutto ciò? Il primo passo venne mosso dal governo guidato da Mario Monti, con il Decreto-legge 179/2012 (cosiddetto Decreto Crescita 2.0). In particolare, l’articolo 15 del suddetto dl – quello dedicato ai pagamenti elettronici – fa per la prima volta riferimento all’obbligo di accettare pagamenti elettronici. Ma si tratta solo di un contorno che, poi, ha visto l’intervento dei decreti ministeriali per l’applicazione. Nel gennaio del 2014, infatti, fu il Ministero dello Sviluppo Economico a inserire – per la prima volta, la soglia minima: sopra i 30 euro, gli esercenti dovevano accettare i pagamenti attraverso il POS. Ma un decreto successivo, posticipò l’entrata in vigore di questo obbligo dal gennaio 2014 al 30 giugno dello stesso anno. Ma senza prevedere alcuna sanzione nei confronti dei commercianti (o chi offre un servizio a pagamento).

Si inizia a parlare di sanzioni

Poi arrivò il tempo del governo guidato da Matteo Renzi, con Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. In quel momento storico, era la Legge di Bilancio per il 2016, si provò ad abbassare la soglia minima per l’accettazione dei pagamenti elettronici (non solo bancomat, ma anche carte di credito) dai 30 ai 5 euro (limite che non esiste più), ma introducendo una fattispecie: in caso di “impossibilità tecnica” oggettiva, il vincolo non era più un vincolo. Dunque, siamo agli albori dei reali effetti di quel tentativo di normativa per quel che riguarda l’obbligo POS. Per alcuni anni il tema venne sottaciuto, fino al 2019 quando il governo Conte-2 – con il decreto legge numero 124 di quell’anno, il cosiddetto “decreto fiscale” – inserì per la prima volta l’importo delle sanzioni per tutti gli esercenti che non accettavano pagamenti elettronici secondo le modalità e le soglie imposte dalla legge: multa base da 30 euro a cui si aggiungeva il 4% del valore dell’importo “rifiutato”.

Obbligo Pos, l’epoca Draghi e il PNRR

Le sanzioni, dunque, vennero scritte nero su bianco. Ma non vennero mai applicate. Perché all’epoca dei fatti, ci furono numerose proteste da parte degli esercenti e commercianti. Dopo una lunga contrattazione e una serie di interlocuzioni, l’esecutivo in carica decise si abrogare l’articolo 23 del “decreto fiscale” del 2019 e, dunque, le multe non furono mai applicate. Cosa accadde? Visto che la misura, fin dalla sua origine contrastata, era nata per cercare di porre un freno alla possibile evasione fiscale, senza le multe il cittadino aveva solamente una possibilità: segnalare all’Agenzia delle Entrate l’esercizio commerciale che non ha rispettato la “norma” e provvedere con controlli fiscali a carico dell’attività commerciale.

E alla fine arrivò Mario Draghi. Il penultimo governo in carica, quello tecnico guidato dall’ex Presidente della Banca Centrale Europea, è stato quello che ha messo in moto – attivamente – tutte le misure sull’obbligo POS. La data di inizio delle sanzioni (con l’annullamento di qualsiasi soglia minima, dunque vincolando qualsiasi esercizio commerciale all’accettazione di pagamenti in formato elettronico per qualsiasi cifra) era inizialmente prevista per il 1° gennaio del 2023. Una data indicata all’interno di un emendamento approvato all’interno del cosiddetto “decreto Recovery“, relativo i fondi europei da conseguire in merito al raggiungimento di alcuni obiettivi inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ma quella data fu anticipata: non più all’inizio del 2023, la al 3o giugno 2022. E le sanzioni previste erano quelle approvate dal governo Conte-2: 30 euro di base, oltre al 4% del valore del pagamento elettronico rifiutato.

Cosa succede ora?

Adesso, oltre alla possibilità – inserita all’interno della Legge di Bilancio 2023 approvata dal Consiglio dei Ministri (ma in fase di conversione parlamentare – di aumentare il tetto all’utilizzo dei contanti, il governo Meloni sta pensando di sospendere le sanzioni e di riportare la soglia minima dell’obbligo POS a 60 euro. Ma Giorgia Meloni, che in fase di CdM, aveva dato il suo via libera alla soglia dei 30 euro, ora sembra esser pronta a ripensarci. Il motivo? Dalle perplessità avanzate da Bankitalia a quel vincolo imposto – e relativo ai fondi europei – dalla Commissione Europea. Perché Bruxelles, entro pochi giorni, darà la sua valutazione sulle linee guida inviate dal governo italiano. E, per il momento si tratta solamente di voci, dalle stanze della Commissione è trapelata qualche perplessità proprio su uno dei temi fondamentali su cui si basa il PNRR: l’evasione fiscale e il contrasto attraverso i pagamenti elettronici.

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